Italia

Famiglia: Binetti, in piazza per il diritto di educare e dire no al gender

«Un incontro dal sapore della festa, per confermare che la famiglia c’è e ha voce per farsi sentire», osserva Binetti. Questa volta le famiglie non chiedono più servizi sociali o un alleggerimento della pressione fiscale, ma «una cosa più radicale» e «a costo zero»: rivendicano «il diritto a educare i propri figli nel rispetto della loro natura, ‘maschio e femmina Dio li creò!‘. Protestano contro una ideologia che sta diventando sempre più penetrante e capillare: quelle ‘teorie del gender‘, che rivendicando rispetto e tolleranza verso la diversità e la differenza», costituiscono attualmente «una delle forme più arroganti di intolleranza e di prepotenza, sul piano intellettuale e pragmatico» e sono entrate nelle scuole, «attraversandole tutte, a cominciare dalla scuola materna. È stato allora che le famiglie hanno reagito».

«Di tutto ciò – prosegue Binetti – la stampa non parla. Tace della voce forte e coraggiosa delle famiglie che protestano contro i gender-giochi proposti in alcune scuole materne. Ed è singolarmente eloquente anche il silenzio che ha accompagnato la parole chiare e forti del Papa che, domenica scorsa, ha denunciato con efficacia e semplicità l‘ideologia del gender, con tutte le sue conseguenze». La manifestazione di sabato è «una festa di famiglie e molti di noi parlamentari – assicura la deputata – saremo in piazza con le nostre famiglie, attenti a cogliere le esigenze di tutte le famiglie, ad ascoltare le loro proposte, anche perché sono molte le scadenze che ci attendono in parlamento proprio su questo piano».

Anzitutto «l’invotabile disegno di legge Cirinnà sulle unioni gay», ma anche «altre leggi in discussione al Senato che propongono di introdurre sfacciatamente l‘ideologia ‘gender‘ nella scuola attraverso una presunta educazione affettiva». Binetti pensa anche «al delicato equilibrio con cui andrà affrontato il dibattito sul ddl presto in arrivo alla Camera sul cyberbullismo, dove – come sempre – aspetti totalmente condivisibili, come il ‘no‘ alla pedopornografia e alla violenza informatica, si mescolano a riferimenti ‘gender‘ più o meno espliciti».