Italia

Famiglia: finito il tempo delle promesse è ora di risposte concrete

La famiglia non è un problema ma una risorsa, un ancoraggio che garantisce la tenuta della società e uno straordinario produttore di coesione e identità, come ha ricordato il premier Paolo Gentiloni nel suo intervento, il 28 settembre, alla prima giornata della terza Conferenza nazionale sulla famiglia che si è conclusa oggi (29 settembre). Peccato che in Italia, a differenza di quanto accade in altri Paesi europei, venga penalizzata e misconosciuta. Ma un segnale importante è arrivato proprio da questo appuntamento convocato a Roma, in Campidoglio, a dieci anni dalla precedente edizione milanese del 2010, dal Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei ministri con il supporto dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia. Tema dell’assise, un programma politico vero e proprio, «Più forte la famiglia, più forte il Paese».

Da Gentiloni un «grazie» alla famiglia ma anche il riconoscimento che è necessario «irrobustire le politiche pubbliche» a suo favore.

Invita a partire dal contrasto alla denatalità la presidente della Camera Laura Boldrini: «Senza un’inversione del calo demografico il nostro Paese rischia il declino. Occorrono maggiori investimenti sul lavoro» e sull’occupazione femminile. Il mito da sfatare «è che le donne non fanno figli perché lavorano: è vero il contrario. Non fanno figli perché non hanno lavoro». «Investimenti mirati e strategia condivisa tra tutte le istituzioni» l’auspicio della sindaca di Roma Virginia Raggi.

Concorda con Boldrini il presidente dell’Inps Tito Boeri, secondo il quale «la crescita della famiglia, ossia della fecondità, dipende dal tasso di occupazione femminile». Per questo occorre concentrarsi sul reinserimento lavorativo delle neomamme pensando all’estensione anche per loro, al termine del periodo di maternità, di forme di decontribuzione simili a quelle previste per l’assunzione dei giovani.

Rafforzare le famiglie, incentivare l’autonomia dei giovani, conciliare i tempi di vita e di lavoro, promuovere l’inclusione sociale sono, secondo Giorgio Alleva, presidente dell’Istat, le misure da mettere in campo. In un panorama «nuovo e per molti aspetti complesso – chiosa Simonetta Matone, presidente del Comitato tecnico-scientifico dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia -: nuclei sempre più piccoli, spesso instabili, famiglie di origine straniera, ricomposte, monogenitoriali, omogenitoriali, adottive, affidatarie». Per Filomena Albano, garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, «occorre assicurare a tutti i ragazzi, in famiglia e fuori famiglia, le stesse opportunità, senza discriminazioni».

Ed è dai cinque gruppi di lavoro del pomeriggio del 28 settembre che emerge la «voce» del popolo delle famiglie espressa in una pluralità di proposte all’insegna della concretezza, illustrate oggi dal rapporteur di ogni gruppo. Parola chiave: no assistenzialismo, sì responsabilizzazione e partecipazione. Le famiglie chiedono, insomma di superare la prospettiva degli interventi emergenziali a favore di interventi strutturali e risorse certe e stabili, nonché di abitare un nuovo spazio di cittadinanza. Necessari un’alleanza genitori-scuola, il rafforzamento del partenariato pubblico e privato, una solida rete tra famiglie, sostegni al reddito e servizi per la prima infanzia. Ma anche miglioramenti del sistema-giustizia in ambito familiare con strumenti di soluzione conciliativa specialmente a garanzia dei più deboli. Con riferimento alle politiche per la non autosufficienza, ribadita la necessità dell’istituzione di un tavolo e di una legge quadro nazionale. Sul «dopo di noi» (legge 11/2016) chiesto un impegno preciso nella «costruzione condivisa del progetto di vita». Tra le proposte di contrasto alla violenza sulle donne, l’assunzione della categoria di femminicidio quale istituto giuridico autonomo.

Particolarmente applaudite le proposte in materia di un fisco family-friendly che superi l’attuale paradosso di un sistema che discrimina e penalizza i nuclei numerosi non tenendo conto dei carichi familiari: riforma dell’Irpef con una no tax area mobile avanzata dal Forum delle associazioni familiari; istituzione di un nuovo assegno familiare universale (Nafu, proposta avanzata unitariamente da Cgil, Cisl e Uil); riforma della Tari (frutto di una riflessione sollecitata dall’Anci); proposta di riforma del sistema di esenzione per reddito dal ticket sanitario presentata ancora dal Forum, in sala con circa 200 rappresentanti.

Nel 2017 «le risorse complessivamente allocate per la famiglia e le politiche di inclusione sociale sono state 5 miliardi e 50 milioni; nel 2018 verranno stanziati 5 miliardi e 100 milioni», ha assicurato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan aggiungendo: «Vogliamo che la crescita inclusiva diventi sempre di più un principio guida della politica economica». Rilancia il «patto di corresponsabilità educativa tra scuola e famiglia» iniziando dalla fascia 0-6 anni, da realizzare con la collaborazione del Forum delle associazioni familiari «perché si tratta di un’assunzione di responsabilità reciproca», la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli. «I figli – dice – sono una responsabilità genitoriale ma anche un bene pubblico della società».

Per Maria Elena Boschi, sottosegretaria alla presidenza del Consiglio dei ministri, «il primo intervento contro la denatalità deve essere la riforma del mercato del lavoro perché solo un lavoro stabile può costituire la premessa per la costruzione di una famiglia». Misure come «il quoziente familiare» e proposte che «prevedono l’innalzamento delle soglie di detrazioni per figli a carico» sono «sfide importanti» che «certamente dovranno essere affrontate nella prossima legislatura».

Tante dunque le promesse, ma alle famiglie servono fatti. La Conferenza, chiosa al Sir Gianluigi De Palo, presidente del Forum, «è stata volutamente convocata prima della legge di stabilità nella quale già ci aspettiamo risposte concrete».