Italia

Fism: troppi pochi posti negli asili-nido

di Nicoletta Benini

L’emergenza educativa inizia dalla nascita e l’Italia ha da camminare molto per raggiungere gli standard europei. Il gap tra gli obiettivi raggiunti e quelli imposti dall’Europa è ancora grande se si pensa che «l’Unione europea chiede agli stati membri di raggiungere l’obiettivo di 33 posti di asili nido ogni 100 bambini di età 0-3 anni entro la fine del 2010. In Italia siamo ben sotto! In Italia la copertura media del servizio è del 12,7% – che si abbassa addirittura all’1% in alcune regioni del Mezzogiorno – contro il 60% della Danimarca,  il 40% dell’Irlanda ed il 29% della Francia». Questa la forte denuncia venuta dal segretario della Fism Luigi Morgano che sabato 12 giugno, al Palazzo dei Congressi di Firenze, ha aperto i lavori del Convegno nazionale Fism dal tema «Prima della scuola dell’infanzia». Nei suoi 36 anni di attività la Federazione delle scuole materne ha posto al primo posto proprio i bisogni dei bambini: l’interesse per i più piccoli e la capacità di andare incontro alle loro necessità come a quelle delle loro famiglie è stata negli anni la parola d’ordine.

Morgano ha ricordato che «1500 delle scuole Fism, già da diversi anni in varie zone d’Italia, si sono attrezzate per rispondere alla domanda diffusa delle famiglie attivando anche un servizio prescolare con asili nido, nidi integrati e con “sezioni primavera” per i bambini dai 24 ai 36 mesi». Un vasto e variegato panorama di istituzioni scolastiche no profit, che raccoglie 8mila scuole paritarie in 4.800 Comuni italiani, gestite da Congregazioni religiose, parrocchie, fondazioni. Le scuole della Fism raggiungono il 35% dei bambini e vi operano oltre 40mila persone. «Senza le scuole paritarie – ha spiegato Morgano – lo Stato dovrebbe provvedere a fornire i servizi per 4 miliardi di euro l’anno di oneri aggiuntivi… Grande quindi è il servizio delle nostre scuole su tutto il territorio nazionale e da sempre per noi la qualità educativa è vissuta come un dovere ed è proprio per questo che si deve arrivare a quella certezza economica e a quella tutela da parte dello Stato che possa garantire la continuità del servizio e i livelli qualitativi raggiunti».

Il convegno della Fism ha richiamato da tutta la penisola oltre 140 partecipanti fra pedagogisti, educatori, insegnanti e dirigenti Fism, per fare il punto della situazione, a livello nazionale e regionale, in ordine alla normativa vigente, ma anche per definire la pianificazione dei servizi educativi della prima infanzia sulla base di un progetto condiviso con la famiglia. Delle «Sezioni primavera», ultime in ordine di tempo di questi  servizi per la prima infanzia, ha parlato Sergio Govi, consulente del Ministero della pubblica istruzione, che ha ricordato che sono state istituite nel 2007 dallo Stato attingendo all’esperienza di alcune scuole Fism che avevano già attivato questo servizio per i bambini di 2-3 anni. Govi ha affermato che con le sezioni primavera si è superato la logica dell’anticipo scolastico perché si è andati verso una logica più giusta di «educazione precoce» che quindi tiene conto dei tempi e dei progetti adatti a questa fascia di età; un servizio fondamentale per la prima infanzia tanto che – ha annunciato Govi – è già  pronto il nuovo testo dell’accordo Stato-Regioni-Comuni per il finanziamento di queste sezioni anche per l’anno 2010-2011.

Se queste però sono le buone notizie molto resta da fare per raggiungere quel famoso 33% di servizio per la prima infanzia se pensiamo – ha spiegato Govi – che in Italia la copertura media è del 12,7% con regioni come la Toscana che registrano un 21,3%. Nel futuro – ha concluso – c’è solo molto da lavorare in questa direzione e là dove la sentenza n. 370 del 2003 della Corte Costituzionale ha sottolineato il carattere educativo e non solo assistenziale degli asili nido e degli altri servizi per la prima infanzia, questo chiama fortemente in causa anche lo Stato e non più solo le Regioni. «L’educazione prescolare – ha affermato Roberto Franchini, docente dell’Università Cattolica di Brescia, citando dati  del Consiglio d’Europa – previene l’abbandono scolastico negli anni successivi». «Oggi – ha continuato – si parla troppo di adolescenza e troppo poco di infanzia, ma se non vogliamo adolescenti problematici dobbiamo lavorare sui bambini».

I lavori della tavola rotonda sono stati aperti dal presidente regionale della Fism Leonardo Alessi (che è anche responsabile nazionale per i servizi della prima infanzia) il quale ha messo in luce l’operato di questi ultimi 10 anni della Fism regionale, ricordando che «ci sono 3000 bambini su 120 strutture dedicate alla prima infanzia e quindi su un totale di 330 scuole per l’infanzia 1 su 3 ha un asilo nido». Secondo Alessi, se è vero che la Toscana è una regione dalla storia complessa è anche vero che il lavoro della Fism in questi anni è stato di stretta collaborazione con le Istituzioni locali al fine di creare una rete di servizi per la prima infanzia e per l’infanzia in stretta sinergia tra di loro e questo sistema ha dato i suoi frutti in termini di qualità tanto da poter parlare di un «sistema virtuoso» che alla fine è un bene per tutti e che fa risparmiare molti soldi anche agli stessi Comuni. «La domanda è – ha proseguito Alessi – perché questo sistema non possa essere esteso anche a tutto il sistema scolastico; infatti dobbiamo registrare molta preoccupazione per i tagli previsti dalla manovra finanziaria e quindi dobbiamo far vedere il livello e la qualità offerta dalle nostre scuole paritarie».

«I servizi per i bambini prima della scuola dell’infanzia –  ha detto a  margine del convegno il presidente nazionale della Fism, Redi Sante Di Pol – non intendono, né devono sostituirsi al compito educativo della famiglia, ma piuttosto accompagnare i genitori nello svolgere il loro ruolo, mirando allo sviluppo integrale del bambino».