Italia

Fuci, 62° Congresso nazionale: I cittadini, i partiti e la partecipazione

Nella Costituzione italiana – ha spiegato Guzzetta – la partecipazione è affidata ai partiti politici, intesi dall’allora Assemblea Costituente come «anello imprescindibile tra i cittadini e la società» e come vero strumento sovrano del governo parlamentare. Ma i presupposti che portarono allora a queste scelte istituzionali, sono oggi profondamente cambiati. Guzzetta sottolinea che oggi quell’idea di partecipazione non funziona più perché è il partito a non funzionare più. «Anche allora c’era il rischio di una guerra civile in Italia – prosegue Guzzetta – ma il partito era l’unico strumento in grado di gestire quel marasma che era la società reduce dal regime monarchico e preda dell’analfabetismo».

Oggi, al contrario, continua, i partiti sono stati svuotati di questa loro funzione. Che fare? «Non basta porsi il problema di rifondare i partiti. Se non si riescono a rifondare come la storia degli ultimi anni dimostra, c’è un motivo che va oltre. Occorre una radicale riforma del sistema elettorale e istituzionale».

Al tempo stesso, conclude il costituzionalista, «occorre abbandonare quella cultura che ha fatto la storia della Repubblica italiana, secondo cui il cittadino deve aspettare che sia lo Stato a dare delle soluzioni. Oggi – conclude – nella misura in cui lo Stato dimostra di non saper più dare delle risposte ai problemi che affliggono la società, il cittadino si sente tradito, escluso». Anche Sofia Ventura, ordinario di scienza politica a Bologna, ha sottolineato come il partito non sia più in grado di connettere i cittadini alle istituzioni pubbliche. «È piuttosto la comunicazione, con tutte le trasformazioni tecnologiche che l’hanno interessata negli ultimi anni, a esercitare questa funzione» con tutti i rischi che ne conseguono a livello di formazione di un’adeguata opinione pubblica.