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Funerali Loris: mons. Urso (Ragusa), «solo un folle può compiere tale gesto»

«Dalla sera di sabato 29 novembre sgomento e speranza hanno abitato il nostro cuore», ha esordito il presule, ricordando quando ha ricevuto la notizia. «Una notizia tremenda. Un fatto assurdo. Un gesto disumano». «Le morti – ha osservato – non sono tutte uguali. C’è chi muore dopo un lungo percorso di vita e chiude così serenamente il proprio cammino perché è arrivato al capolinea. C’è chi muore, bambino, giovane o adulto, perché aggredito da una prepotente e impietosa malattia… Ma un bambino no. Un bambino non può morire perché un altro essere umano si è arrogato il diritto inesistente di togliergli la vita».

«Quando ciò avviene – ha aggiunto -, la nostra umanità si ribella e le domande insorgono e s’inseguono. Non solo quelle rivolte agli uomini, ma anche quelle rivolte a Dio. Perché? Perché Dio non è intervenuto? Perché non ha bloccato la mano omicida? Se Dio è Padre, come può permettere che un bambino, innocente e indifeso, sia ucciso e buttato in un canalone?». Da mons. Urso la risposta con «le parole della fede, le uniche che possono consolare il cuore, pur nella consapevolezza che la morte, e la morte di un bambino per violenza, rimane sempre avvolta da un’ombra di mistero».

«Non sono in grado – ha riconosciuto – di rispondere in maniera compiuta alle tante domande che la tragedia, che qui ci vede riuniti, suscita in noi. Posso dirvi, però, che Dio non è insensibile di fronte alla morte e alla sofferenza che essa provoca. Dio è accanto a chi muore e a chi soffre. Un giorno cadrà il velo che copre i nostri occhi e capiremo». E ha concluso: «Noi non siamo nati per morire. Siamo nati per vivere e vivere per sempre». «Davanti al corpo senza vita di Loris, noi proclamiamo la nostra fede e la nostra speranza. La nostra fede nel Dio che ci ama, la nostra speranza nella vita senza fine».