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Funerali Noemi: vescovo, «Hai cercato amore, hai trovato morte, ma Dio ti ridona la vita»

«Il silenzio – ha spiegato – è come una carezza. Consente all’anima di trovare un percorso di luce anche dentro l’oscurità della morte. Questa rimane un mistero che solo il silenzio è capace di accogliere». Il silenzio, ha aggiunto, «è assenza di parole, ma non di sentimenti. E quando questi sono incontenibili, sfociano nel pianto. Le lacrime ci riconsegnano, almeno in parte, la persona amata. Si può dimenticare la persona con la quale abbiamo riso, mai quella per la quale abbiamo pianto. Quanta delicatezza è necessario avere davanti al dolore altrui. Per asciugare una lacrima dal volto di chi soffre, bisogna unire il nostro pianto al suo. Solo chi ha il viso rigato dalle lacrime riesce ad asciugare le lacrime dell’altro». Per il presule, poi, «le lacrime sono una forma silenziosa di preghiera» e quest’ultima è «grido muto dell’anima, invocazione prolungata e insistente, domanda incessante e silenziosa. Essa consiste nell’ascoltare Dio prima di parlargli, nel tendere l’orecchio prima di aprire la bocca. La vera preghiera non esclude nessuno e affida tutti, proprio tutti, all’infinita misericordia di Dio».

«Morire a sedici anni: il tempo dei sogni, dell’apertura alla vita, della ricerca del vero amore. Un filo spezzato prima ancora di essere completamente dipanato. Un fiore reciso, prima di essere pienamente sbocciato. Non sembra vero. Ma è la triste realtà», ha osservato il vescovo. Il presule si è rivolto, quindi, ai genitori e ai familiari della ragazza: «Sappiamo che in un momento tragico come questo è difficile tenere a freno il rancore e l’amarezza. Il lutto può generare torpore e stordimento, ricerca affannosa nei ricordi e nella memoria di ogni piccolo tratto della persona amata, desiderio di incontrala nuovamente nei luoghi che frequentava. È possibile, forse, nutrire sentimenti di astio e di risentimento nei riguardi di chi ha portata via troppo presto vostra figlia».

La morte di una figlia adolescente, ha proseguito, è «un evento destabilizzante e devastante. Vanno in frantumi il futuro, i sogni, i progetti. Muore una parte della vostra vita. La morte lascia sgomenti, vuoti, privi di parole. Il mondo sembra crollare addosso. Viene quasi la voglia di negare la realtà. Ogni genitore si aspetta che i figli sopravvivano alla propria morte. Sopravvivere, invece, alla morte dei figli è quasi morire con loro. Forse è morire un po’ più lentamente, ma certo non meno dolorosamente». Per questo, ha sottolineato il presule, «vi siamo vicini e ci sentiamo partecipi del vostro dolore. La morte di vostra figlia ha colpito l’intera comunità, l’intera Nazione. Ognuno di noi è stato toccato nel profondo dell’anima. Si è generato così una sorta di comunanza che è compassione, un desiderio di prendere, per quanto è possibile, la vostra croce sulle nostre spalle e di portarla insieme con voi. È nata una spontanea sintonia che invita a riflettere, a interrogarci, a ricercare il senso della perdita di questa giovane esistenza. Una vita che si spegne troppo presto toglie un po’ di futuro e di speranza a tutti».

«L’uccisione di una donna si ripresenta, nel nostro tempo, con sempre maggiore frequenza – ha detto ancora il vescovo -. Cambiano gli scenari e le motivazioni, differiscono le età e le condizioni sociali, ma l’efferatezza, la crudeltà e la ferocia si ripropongono in modo similare». Di qui le domande: «Cosa sta accadendo alla nostra società? Perché, nonostante il tanto parlare, la donna non è ancora rispettata? Perché noi adulti non sappiamo cogliere il desiderio di vita che è presente nei giovani? Perché sempre più spesso essi si sentono soli e, il più delle volte, non trovano chi ha tempo da dedicare a loro per ascoltarli e dare orientamenti per il loro cammino?».

Mons. Angiuli si è rivolto, per questo, direttamente ai giovani: «Aprite il vostro cuore e svelateci i vostri sentimenti. Anche quando vi sembra che siamo freddi e insensibili, distaccati e incapaci di capirvi, non rifugiatevi nella solitudine del vostro mondo, ma lasciateci intravedere l’immenso desiderio di bene che alberga dentro di voi. Affrontate con coraggio la vita». Certo, ha ammesso il vescovo, «siete immersi in una società difficile e complessa. Non scoraggiatevi di fronte alle difficoltà e non desistete dal vostro impegno. I sacrifici che farete non saranno vani e infruttuosi. Appoggiatevi al nostro braccio e camminiamo insieme. La strada è lunga. Camminando mano nella mano, sarà possibile raggiungere la meta».

«Con un nodo in gola, a nome di tutti, ti dico che vorremmo sentire ancora la tua voce. Vorremmo che ci spiegassi, con le tue parole di adolescente, il tuo desiderio di amore, quell’amore che di recente hai indicato sulla tua pagina facebook: un amore tenero e comprensivo, confidente e sorridente; un amore che rifiuta la violenza, l’umiliazione e la paura, e cerca solo comprensione e affetto, disponibilità e dolcezza; un amore che apre spiragli di libertà e spazi di autonomia, possibilità di scelte e di progetti per il futuro». Il vescovo ha concluso l’omelia per i funerali di Noemi Durini, la sedicenne di Specchia uccisa dal fidanzato, rivolgendosi idealmente proprio alla ragazza: «Hai cercato questo amore, hai trovato la morte. Ma Dio, ne siamo certi, ti ridona la vita».

«Il dolore dell’uomo genera nel Figlio di Dio un fremito incontenibile e una travolgente compassione», che «mette in azione Gesù e fa sprigionare il suo potere di dare la vita, superando il tunnel della morte», ha spiegato il presule. «Questa fede – ha aggiunto – ci dà la certezza che Noemi è stata afferrata dall’amore di Cristo. Stretta tra le sue braccia, ha finalmente scoperto e sperimentato quell’amore che invano ha cercato in questa vita».

«Cara Noemi, ora, hai incontrato il vero amore – ha concluso il vescovo -. Cristo risorto è il tuo amore, la tua gioia, la tua vita eterna. Ed è proprio lui, come un vero innamorato, a sussurrarti dolcemente al cuore quelle parole, proprie le ultime parole che profeticamente hai postato sul tuo profilo facebook: ‘Tu meriti l’amore. Molto amore. / C’è vita fuori da una relazione abusiva. / Fidati!’. Sì, cara Noemi, fidati di Cristo e vivi per sempre con lui, il tuo eterno e unico amore».