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GIUNI RUSSO: DOBNER (CARMELITANA SCALZA), «VIVEVA IN UNA DIMENSIONE PURA E PURIFICATA»

“Giuni ritrovava se stessa quando cantava, sottovoce mentre creava e si lasciava andare all’ispirazione che l’avrebbe portata, o nella pienezza del suo vibrare quando, raggiunto l’esito della sua composizione, ne creava la comunicazione. La cantante, la donna, la compositrice soffriva; perché, amava ripetere, quando amo so che soffrirò ma solo soffrendo mi darò, comunicherò agli altri quel fuoco che arde in me”. Così Cristiana Dobner, carmelitana scalza, in una nota che appare su Sir on-line ricorda Giuni Russo, l’interprete palermitana morta lunedì notte nella sua abitazione milanese. Giuni, il cui vero nome era Giusi Romeo, aveva da poco compiuto 53 anni ed era malata da tempo di cancro. I funerali si terranno oggi (ore 14.45) a Milano al monastero delle carmelitane scalze di via Marcantonio Colonna. L’artista verrà poi sepolta, “esaudendo il suo ultimo desiderio”, tra le carmelitane scalze, al cimitero Maggiore di Milano. Cristiana Dobner, che conosceva Giuni Russo, parla dell'”amicizia spirituale” dell’artista con santa Teresa d’Avila: “C’era un’amicizia di fuoco, ardente, fra le due donne: sembrava che Teresa tallonasse la cantante perché dal suo dono di voce emergesse una voce capace di captare, modellare e comunicare una scintilla del suo amore per Dio e per gli uomini”. A proposito della malattia della cantante, Dobner afferma: “Non si chiese mai: ‘Fino a quando?’, non per esorcizzare il futuro, ma per vivere il presente come un unico grande dono: il grave male, gli interventi, le chemioterapie, lasciarono intatto il dono della sua voce e lo affinarono”.

Circa la partecipazione dell’artista all’edizione 2003 del festival di Sanremo, la carmelitana scalza precisa: “Le braccia tese in preghiera sul palcoscenico di Sanremo non furono un espediente pubblicitario, Giuni ormai viveva in una dimensione pura e purificata, il suo sguardo, così accattivante e ridente, godeva di una trasparenza nuova, in tutta la sua umanità che sapeva peccatrice. Quando esplodeva in ‘Morirò d’amore per te’, quel te si sarebbe dovuto scrivere con la T maiuscola, proprio per Te: lo cantava da una terapia all’altra, mentre il suo corpo, pezzo per pezzo, veniva divorato dall’inarrestabile verme”.Sir