Italia

Germania, una scelta difficile

Tutti cantano vittoria, ma in realtà la Germania del dopo-voto appare difficilmente governabile. “La coalizione guidata da Gerhard Schroeder ha perso le elezioni e ora non potrà tornare a guidare il Paese. D’altro canto lo schieramento che appoggiava Angela Merkel non ha una maggioranza e dunque dovrà cercare un sostegno esterno”. THOMAS JANSEN, portavoce per gli affari europei del Comitato centrale dei cattolici tedeschi (Zdk – Zentralkomitee der deutschen Katholiken) spiega al Sir che al momento “un’ipotesi plausibile per il governo del Paese è l’inedita alleanza tra Cdu-Csu, Liberali e Verdi”, anche se occorrerà appianare alcune divergenze programmatiche. “Oppure ci si può attendere la formazione di una Grande coalizione, tra Cdu e Spd”. Tutta l’Europa guarda del resto con attenzione a Berlino: il presidente della Commissione Ue, José Manuel Durao Barroso, da Bruxelles spiega: “La Germania è il motore del continente”, dunque occorre che “i leader tedeschi diano vita al più presto a un governo stabile”, per il bene del Paese e dell’Europa intera.

Schroeder si era rivolto agli elettori per avere una conferma della sua linea di governo. Quale messaggio gli hanno riservato i tedeschi?

“Il cancelliere cercava un sostegno, aperto e forte, al suo operato. Ma così non è stato. Mi pare che la Spd sia ora in una situazione piuttosto difficile e lo stesso bisogna dire per il suo leader”.

Quali sono le prospettive politiche a breve termine per la Germania?

“Il lavoro che attende la Merkel, cui spetta – come leader del partito di maggioranza relativa – il mandato di cancelliere, è arduo. Se dovesse fallire, se non riuscisse a costruire una nuova e solida alleanza per governare, si dovrà tornare alle urne. Aggiungo che forse l’Europa si attendeva un segnale più chiaro circa l’orientamento politico del mio Paese: ciò non è accaduto e questo è un ulteriore aspetto da considerare nell’orizzonte continentale”.

Cambierà qualcosa circa il ruolo internazionale del suo Paese?

“Nella politica estera tedesca si riscontra una continuità di fondo, mantenuta da tutti i cancellieri e dai governi che si sono succeduti nel tempo. Anche se questo non toglie che, con una coalizione guidata dalla Merkel, dovrebbe cambiare un po’ lo stile delle relazioni esterne. Infatti Schroeder preferiva un dialogo ravvicinato con la Russia e con la Francia. Nel suo orizzonte avevano meno rilevanza la Polonia e altri tradizionali alleati europei. La Merkel potrebbe invece rilanciare un dialogo preferenziale con i partner dell’Unione, fra i quali il Benelux e l’Italia. Anche con Parigi i rapporti dovrebbero rimanere amichevoli, benché impostati su un piano differente. E certamente l’esponente Cdu stringerebbe un’alleanza più solida con gli Stati Uniti. Tra la Merkel e Schroeder era diversa, infine, l’impostazione della questione turca nei confronti dell’Ue”.

Le votazioni hanno fatto emergere nuove formazioni, fra cui quella di sinistra guidata da Oskar Lafontaine e Georg Gysi. I post-comunisti hanno avuto una discreta affermazione numerica…

“È vero, abbiamo assistito a una moltiplicazione degli attori politici in Germania. Non solo: i due grandi partiti popolari, la Cdu-Csu e la Spd, da sempre baricentro dello scenario parlamentare, non sono mai andati così in basso e, insieme, ottengono circa il 70% dei consensi, mentre in passato avevano l’80-85% dei voti e oltre. Questo significa che nel Bundestag la ‘frammentazione’ diventa un elemento in più del quadro politico. Il che complica ulteriormente il cammino verso la creazione di un governo stabile, che risponda alle attese della gente”.

La schedaI socialdemocratici della Spd arretrano, ma in misura minore rispetto ai sondaggi pre-elettorali. La Cdu-Csu avanza, ma non quanto basta per assicurare un esecutivo stabile al paese. Sono queste le prime indicazioni che giungono dalle elezioni svoltesi domenica 18 settembre in Germania. Il sistema elettorale per la Camera bassa del Parlamento federale (Bundestag) è un misto tra fra il proporzionale e l’uninominale e comprende una clausola di “sbarramento” del 5 per cento. Al voto anticipato hanno partecipato il 77,7% dei tedeschi (gli aventi diritto erano 61,2 milioni), quasi il 2% in meno rispetto alle consultazioni del 2002. La Cdu-Csu della sfidante Angela Merkel ottiene il 35,2% dei suffragi (38,5 nel 2002), con 225 seggi; la Spd del cancelliere uscente Schroeder si ferma al 34,3% (le scorse elezioni aveva ottenuto la stessa percentuale degli storici avversari cristiano-democratici), con 222 deputati. I liberali del Fdp sono al 9,8% (7,4%; 61 seggi), i Verdi all’8,1% (8,6%; 51 seggi). Discreta affermazione per il nuovo Partito della sinistra (post-comunisti): ottiene l’8,7% delle preferenze e 54 seggi. Né la coalizione uscente Spd-Verdi, né quella tra Cdu-Csu e liberali avrebbe la maggioranza in Parlamento. Rimane l’incognita – peraltro non decisiva – del voto del collegio Dresda 1; si voterà il 2 ottobre. L’elezione era stata rinviata per il decesso di una candidata per un mandato diretto. Se il cancelliere indicato dal capo dello Stato non riuscisse a dar vita a un esecutivo, si renderebbe necessario un ulteriore ricorso alle urne.