Italia

Giovani, sciogliere i lacci che soffocano la creatività

di Don Giovanni SoldaniVicario Generale delll’Arcidiocesi Siena e Incaricato per l’Ufficio Sociale e del Lavoro

Seguitare le indicazioni della «Settimana Sociale» dei cattolici italiani (Reggio Calabria, ottobre 2010) e farlo nella concretezza della nostra regione: ecco il senso di questa iniziativa, presa dai vescovi toscani, su cui l’intera comunità dei credenti ha modo di riflettere e cooperare lungo un percorso che inizierà a Firenze fra poche settimane, sabato 17 marzo.

È interessante collocarsi nel solco del cattolicesimo sociale e nella fervida ricchezza di personaggi che ha espresso la nostra Toscana. È importante rendere omaggio a tante generazioni di cristiani (e anche a tante persone di buona volontà) che hanno creato la nostra attuale civiltà, della quale noi tutti usufruiamo i benefici. Ed è fondamentale che ciò accada non per vivere di rendita ma per trasmettere, con il nostro apporto, alle generazioni successive il patrimonio di umanesimo che in questa terra toscana si è creato.

Le trasformazioni in atto o ci trovano protagonisti e conduttori oppure ci verranno imposte, con soluzioni orientate solo a meccanismi di puro interesse materiale.

Alla «Settimana» di Reggio Calabria furono sintetizzate cinque aree strutturali: cinque concetti, cinque sfide, cinque ambiti decisivi per la nostra nazione in un momento di evidenti difficoltà. Le ricordiamo anche perché, in Calabria, attorno a esse si svilupparono confronti intensi: intraprendere; educare; includere; slegare; completare.

L’intrapresa (ovvero la riduzione di precarietà e privilegi), l’educazione (il ruolo della scuola, il sostegno all’esercizio dell’autorità genitoriale nelle famiglie), l’inclusione (con l’arrivo di tante persone dai Sud del mondo) , la mobilità (per «slegare» il mercato e «rilegare» un nuovo patto sociale), il completamento (della transizione e delle riforme istituzionali): tutto ciò, possibilmente declinato in… lingua toscana, sarà al centro di questo nostro cammino che si concluderà nel maggio 2013.

Ogni ambito di approfondimento e di impegno – facile intuirlo – è ricco sia di suggestioni che di rischi: viviamo, globalmente e dunque anche localmente, una transizione che ci investe sempre più e che non si può certo rimandare a quando saremo… preparati. I cristiani sono chiamati, da sempre, a vivere in ogni tempo e in ogni luogo da protagonisti.

Uno dei temi che furono più rimarcati e che in questi giorni riempiono le nostre riflessioni e anche le nostre preoccupazioni è sintetizzato nella parola del quarto ambito: «slegare». Slegare la mobilità; slegare le capacità; slegare la vita.

In questo momento sono soprattutto i giovani a soffrire per le cause dei tanti legami: davanti a loro si para l’ostacolo di una precarietà perenne; il loro desiderio di lavorare è ostacolato; soffrono la staticità di un contesto troppo rigido e ingiusto; soffrono a causa della corruzione e della criminalità; soffrono perché troppo spesso la ricchezza nazionale è occupata, e legata, da parte delle generazioni più anziane, dei meglio tutelati, dei più protetti. Tutto ciò in un contesto, globale, di indebitamento senza controllo che ci rende di continuo esposti a un tracollo nazionale, ed europeo, difficilmente governabile da una politica sempre più in crisi di rappresentatività e credibilità.

Come uscirne? Il binomio riassuntivo può in effetti essere esposto con i concetti di «slegare» e «rilegare». Slegare le infinite capacità che possiedono i cittadini, in particolare i più giovani, per poi rilegare i legami di solidarietà e giustizia fra persone e generazioni.

Slegare il mercato per moltiplicare le opportunità, offrire occasioni, semplificare procedure di accesso alla creatività e alla gestione dell’intraprendere. Dare fiducia ai cittadini, ma anche rilegare una nuova solidarietà e quindi nuove forme di tutela per tutti.

Slegare la vita, cioè creare le condizioni per una migliore formazione e un più efficace orientamento professionale: ed è qui che assume importanza strategica il sistema scolastico e universitario connesso con le nuove esigenze di formazione per l’accesso alle varie professioni. E poi rilegare lo spazio per vivere, il mondo dei sentimenti, la solidarietà fra l’uomo e la natura.

La coscienza ecclesiale deve sentirsi provocata da tutto questo, nelle sue fin troppo evidenti declinazioni di estrema concretezza e nei rischi impliciti per le persone e le famiglie se non si è in grado di creare nuova imprenditorialità, nuovo lavoro, nuove speranze. Le conseguenze possono essere disumanizzanti, creare forti tensioni sociali, mettere a rischio la comunità.

Su tutto questo intendiamo riflettere, verso la «Settimana sociale» dei cattolici toscani. E intendiamo farlo con la mente saldamente ancorata al nostro specifico territorio di regione così complessa di territori, ricca di stimoli, forte di tradizioni. Come si presenta, in Toscana, la situazione sociale? Quale apporto possono dare le Chiese diocesane e i tanti cristiani pieni di buona volontà? Quali le capacità da «slegare» sul nostro territorio e quali gli elementi da «rilegare» verso un nuovo patto fra generazioni?

La «Settimana Sociale» dei cattolici toscani vuole dare un segnale forte a una nuova primavera di impegno e di presenza attiva, nei giusti ruoli, alla costruzione della Toscana del futuro. È tempo di metterci in marcia. Con fiducia e nuova creatività.

Un’esperienza concreta e unica in Toscana:il «Progetto Policoro» in Diocesi di Pistoia

Sul rapporto «legare/slegare» ma anche su un’altra parola della Settimana («intraprendere»), una esperienza concreta – unica per adesso in Toscana – viene da Pistoia: il progetto Policoro. È la proiezione diocesana di una iniziativa Cei pensata per aiutare i giovani del Sud a rendersi autonomi sul fronte del lavoro. Policoro Pistoia è stato lanciato per volontà del vescovo Mansueto Bianchi che ha anche aperto un più generale «tavolo lavoro» per offrire un contributo «ecclesiale» (dunque non tecnico né sostitutivo di altrui competenze) ai molti problemi occupazionali. Emblematica la sfida di AnsaldoBreda: la grande fabbrica che produce treni, esportati in tutto il mondo, per il cui futuro Bianchi ha rivolto un appello al ministro Passera. Sul fronte «giovani», il Policoro Pistoia nasce su input di tre uffici pastorali (Giovani, Caritas, Lavoro). È stato illustrato in un affollato incontro che ha confermato le tante attese riposte in una sfida triennale (la riconferma dipenderà dai concreti risultati raggiunti). Adesso è in corso un più specifico confronto con le tante sigle che in loco si occupano di giovani e lavoro, con sindacati e istituti di credito, con soggetti economici e produttivi. «Si vuole capire – spiegano Alessio Genito e Edoardo Baroncelli, animatore e tutor di Policoro Pistoia – se e come sia possibile dare corpo ai tanti sogni, anche imprenditoriali e di autonomia, dei giovani pistoiesi. Vogliamo lavorare insieme a tutti per aiutare i ragazzi a dare gambe ai loro sogni». Si pensa a favorire la nascita di imprese. «La Chiesa – ha detto il vicario per la Pastorale, don Cristiano D’Angelo – vuole rispondere ai problemi del lavoro guardandoli con gli occhi del Vangelo, cioè di una Parola che comunque dà fiducia in un contesto che troppo spesso la fiducia l’ha persa da un pezzo».

M.B.