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IL PAPA A MONTECITORIO, A REBIBBIA SUONANO LE CAMPANE

Hanno seguito il Papa che parlava a Montecitorio dalle loro televisioni nelle celle di Rebibbia e poi, al termine dell’intervento – durante il quale Giovanni Paolo II ha chiesto di nuovo, come nel Giubileo del 2000, un segno di clemenza, ossia la riduzione della pena (indulto), per i detenuti – le campane della chiesa hanno suonato a festa per qualche minuto.

“La speranza ora è riaccesa – commenta don Sandro Spriano, cappellano del carcere romano di Rebibbia -, ma stentiamo ancora a fare salti di gioia, perché queste parole di invito già per quattro volte sono state disattese. Speriamo stavolta ci sia una convergenza tra le varie forze politiche, ma finché non ci sarà una vera decisione restiamo in attesa. E comunque per noi è importante che l’appello sia stato fatto in questa occasione”.

Intanto ieri pomeriggio i detenuti di Rebibbia, compresi quelli appartenenti ad altre religioni, si sono ritrovati per un’ora di preghiera in cappella. “E’ singolare che le preghiere spontanee dei detenuti non chiedessero l’indulto – racconta – ma tutti pregavano per cambiare la propria vita”. Rispetto agli appelli del Papa durante il Giubileo, osserva don Spriano, “non c’è nulla di diverso se non il maggiore sovraffollamento delle carceri”. In una delle quattro carceri di Rebibbia con 900 posti letto vivono infatti 1650 detenuti, mentre in Italia sono 57.000 detenuti a fronte di 40.000 posti letto. Di positivo, secondo don Spriano, è “l’aver messo in calendario della Commissione giustizia una proposta di Pisapia, questo forse vuol dire che c’è la volontà di voler arrivare a qualcosa. Purtroppo c’è sempre un balletto tra le forze politiche, con alcuni che dicono sì, altri no, altri fanno distinzioni. Ma il sovraffollamento delle carceri non è più accettabile, i numeri continuano ad aumentare in maniera esponenziale. Bisogna prendere decisioni almeno rispetto a questo tema”. Sir