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IMMIGRAZIONE: CARITAS ROMA, MALESSERE SOCIALE CONDIZIONA ACCESSO A SANITÀ PUBBLICA

Crisi economica e clima politico non favorevole all’immigrazione condizionano “l’accesso ai tradizionali percorsi di cura pubblici e ai servizi” con “grave rischio di ulteriore marginalizzazione di una popolazione spesso sfruttata e di un danno per la salute collettiva”. E, dato eccezionale, sono aumentati del 187% (rispetto al 2007) i cittadini italiani che si sono rivolti alle strutture sanitarie della Caritas: lo rileva una nota dell’area sanitaria della Caritas di Roma, che ha tentato di verificare, nei propri ambulatori, gli effetti del cosiddetto “pacchetto sicurezza” con l’introduzione nel 2009 del “reato di clandestinità”. Questo, all’inizio, “ha disorientato sia operatori che utenti – si legge nella scheda, diffusa oggi durante la presentazione di due volumi sui cinesi a Roma -, provocando una diffusa riduzione degli accessi alle strutture sanitarie, soprattutto quelle pubbliche, da parte di immigrati e clandestini, le cui conseguenze, sul piano della salute, potremo valutare tra qualche tempo”. Nel frattempo, non c’è stato nelle strutture Caritas “il calo temuto”, anzi, dal 2009 al 2008 i pazienti sono aumentati del 2,4%, con un aumento delle prestazioni erogate (+4,7%). Sono però in calo, tra le nuove utenze del Poliambulatorio Caritas, coloro che sono senza permesso di soggiorno: dal 77,9% nel 2006 al 33,7% nel secondo semestre 2009. Questa riduzione, precisa però la Caritas di Roma, “è dovuta all’ingresso nell’Ue dei romeni, che non hanno bisogno di permesso di soggiorno ma che non sempre riescono ad usufruire dei servizi sanitari pubblici”. Difficile è capire, “senza cadere in eccessive semplificazioni”, se il calo degli irregolari è dovuto alla “paura” suscitata da politiche “cattive” nei loro confronti: “Certamente – osserva la nota – c’è stata una riduzione sensibile in numeri assoluti tra gli irregolari non comunitari (-20,3% rispetto al 2008, -31,2% rispetto al 2007) ma rientra in un trend e va in parallelo all’incremento della presenza di richiedenti asilo (+ 75,1% dal 2007) e di cittadini italiani (+ 186,7% dal 2007), che, in teoria, non sono ‘utenti abituali’ del Poliambulatorio Caritas, in quanto aventi diritto al medico di medicina generale nel servizio pubblico, ma che esprimono difficoltà di accesso ai servizi sanitari per problemi linguistico-culturali o economico-amministrativi”. Come dire che l’ambulatorio “riesce ad anticipare ed intercettare gli effetti di un malessere sociale (crisi economica) e politico (clima contro l’immigrazione) che condiziona l’accesso ai tradizionali percorsi di cura pubblici ed ai servizi, anche quelli a bassa soglia, con grave rischio di ulteriore marginalizzazione di una popolazione spesso sfruttata e di un danno per la salute collettiva”. l 60% dei pazienti cinesi che frequentano le strutture sanitarie della Caritas di Roma non ha alcuna conoscenza della lingua italiana e meno del 20% ha un permesso di soggiorno. A livello sanitario è “una popolazione sana ma fragile, a causa di condizioni sociali spesso inadeguate, ma anche per la persistente difficoltà di accesso ai servizi”. E’ quanto emerge dai dati raccolti dall’area sanitaria della Caritas di Roma nei suoi ambulatori e strutture per immigrati,  raccolti in due volumi dedicati alla comunità cinese a Roma. “Una porta aperta. La salute come occasione di incontro con la comunità cinese” (a cura di Salvatore Geraci e Bianca Maisano) e “Le parole della salute. Glossario medico” (a cura di Alessandro Listuzzi) raccolgono l’esperienza maturata negli ultimi anni con i pazienti di una delle comunità immigrate più numerose della capitale (nel Lazio i cinesi sono 12.634, 188.352 in Italia). I libri riportano analisi, considerazioni, testimonianze, storie e strumenti, utili a facilitare l’accesso alla salute degli immigrati come primo passo verso l’integrazione. All’incontro di presentazione intervengono la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, il direttore della Caritas, mons. Enrico Feroci, il console della Repubblica Popolare Cinese, Tang Youjing. Negli ultimi dieci anni la presenza dei cinesi che si rivolgono al Poliambulatorio della Caritas di Roma, attivo da 27 anni, è aumentata in maniera consistente: agli inizi era lo 0,2% degli utenti complessivi, ora è il 9% (i pazienti più numerosi dopo i romeni). Sono in prevalenza donne (62%), il 50% ha un età compresa tra i 26 e i 40 anni. La maggioranza ha un lavoro (60,5%), in particolare nella ristorazione (12,4%) e nei lavori domestici (11,6%). Le patologie riscontrate sono in prevalenza gastrointestinali, respiratorie e genito-urinario, mentre il 28,1% delle diagnosi tra le donne è una gravidanza. Il 20% dei cinesi che frequentano l’ambulatorio Caritas ha un livello d’istruzione superiore ma solo il 4,6% conosce abbastanza bene l’italiano per comunicare correttamente. Per questo uno dei due volumi, “Le parole della salute”, è da un glossario medico per interpreti, mediatori e pazienti cinesi, che comprende circa 7.000 parole di uso quotidiano. L’altro libro, “Una porta aperta”, esprime invece “un principio cardine della salute e della sanità pubblica – spiegano i curatori -: nessuno può restare escluso”. Il volume, scrive mons. Enrico Feroci, direttore della Caritas di Roma, vuole essere “occasione di sensibilizzazione, stimolo per un approfondimento e invito a vedere nell’altro una persona da incontrare, una storia da capire, una relazione da creare”. (Fonte: Sir)