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INFIBULAZIONE ALTERNATIVA, PARERE FAVOREVOLE DEL COMITATO REGIONALE DI BIOETICA

«Assolutamente commendevole e meritevole della massima considerazione». Il Comitato regionale di Bioetica, nella sua seduta del 9 marzo scorso, «presa attenta visione della relazione del proprio gruppo di lavoro ad hoc costituito» ha espresso un parere ampiamente favorevole alla proposta del ginecologo somalo Omar Abdulcadir di un «rito alternativo» (una puntura di spillo sul clitoride) alla pratica dell’infibulazione. Proposta, peraltro, che era stata «bocciata» senza appello dal Consiglio regionale della Toscana con una mozione approvata all’unanimità il 2 febbraio scorso, dopo aver sollevato una valanga di reazioni negative sia tra le associazioni delle immigrate che tra le forze politiche. A rivolgersi al Comitato regionale di Bioetica era stato Antonio Panti, Presidente della Federazione Toscana degli Ordini dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri, investito a sua volta della questione dall’assessore regionale alla sanità, Enrico Rossi.

Secondo il Comitato regionale di bioetica «la valutazione nei riguardi di una forma non dolorosa, praticamente incruenta e sostanzialmente ben lontana da qualsiasi tipo di mutilazione genitale femminile e persino dalla cosiddetta “sunna”, deve essere intesa nella sua mera significazione di pratica rituale diretta a prevenire, nei limiti del possibile e del credibile, il ricorso a interventi demolitori, a rispettare quindi la integrità della donna ma pur sempre nel quadro di una soggezione rituale ormai combattuta o addirittura bandita negli stessi paesi di origine».

La Commissione loda l’operato del dottor Abdulcadir, che dirige a Careggi un Centro di prevenzione delle mutilazioni genitali femminili, perché ha cercato di «integrare con misure di intervento pratico, un’autentica e meritoria lotta contro la pratica della mutilazione genitale femminile particolarmente attuate con una procedura simbolica che presuppone per ragioni di sicurezza e d’igiene la presenza specifica di un esercente di professioni sanitarie che a tale iniziativa liberamente aderisca». In effetti – spiega la Commissione sulla scorta di una relazione stilata dal professor Ferrando Mantovani, quello proposto è «un intervento sul corpo della donna che non integra alcuna forma di reato essendo la lesione personale lievissima che ne deriva totalmente discriminata dal consenso della persona, o, in caso di minore, del legale rappresentante».

La Commissione ritiene però che in un rituale simile, «discutibile» per la «coerenza col decoro e con la dignità professionale», «ogni imposizione o attribuzione di compiti sarebbe lesiva dell’autonomia del medico che è libero di rifiutare l’esecuzione di ogni trattamento contrastante con la propria coscienza, salvo che non disponga diversamente un legge (art. 12 del Codice di Deontologia) o non sussista pericolo per la vita della persona assistita».

«La Commissione regionale di Bioetica ritiene, pertanto, – si legge ancora nel “parere” – che la proposta di tale procedura possa trovare accoglienza in ambito sanitario, quale risposta da offrire a quei genitori che richiedono di poter effettuare sulle figlie minorenni, senza rischi per la loro salute, un rito simbolico sostitutivo all’infibulazione, in quanto atto compatibile con la legislazione italiana e con la deontologia degli operatori sanitari, purché essa, proprio per il suo carattere di ritualità, non venga inclusa nell’elenco delle prestazioni sanitarie che il servizio pubblico ha l’obbligo di erogare. Tale procedura, comunque, deve essere intesa come parte integrante di un percorso volto al completo superamento di ogni forma di mutilazione e manipolazione dei genitali femminili».

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