Italia

Il tempo libero? Da «liberare»

DI ANNA MARIA BRACCINISi calcola che un ventenne, oggi, abbia davanti a sé circa sessant’anni di vita, dei quali più della metà sarà dedicato al tempo cosiddetto «libero». E proprio a «Tempo libero, tempo di evasione? Turismo, sport, cultura e divertimento oggi», è stato dedicato l’annuale convegno nazionale della Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici), tenutosi a Cesenatico, il 18-20 aprile in occasione dei 90 anni del «Corriere Cesenate».

Alla presenza dei rappresentanti delle 143 testate diocesane italiane, il congresso ha così affrontato quella che è stata definita dal sociologo Everardo Minardi, «la cultura del loisir», in cui «piacere, divertimento, ma anche creatività e comunicazione dovrebbero fondersi per l’autorealizzazione del singolo». Una scommessa – questa – «che l’uomo moderno non può permettersi di perdere», ha affermato monsignor Carlo Mazza, direttore dell’Ufficio per la pastorale del tempo libero della Cei, che ha anche evidenziato «la mutazione culturale e antropologica che investe oggi soprattutto i giovani».

E appunto i ragazzi e la qualità del loro divertimento sono stati i motivi cardine su cui è sviluppata la due giorni, attraverso analisi sulla televisione, lo sport e la musica, proposte da noti «addetti ai lavori», quali l’attrice Elisabetta Gardini, il conduttore Bruno Pizzul e il cantante Raoul Casadei, tutti concordi nel sottolineare la necessità di un maggiore impegno, specie da parte dei media cattolici, per creare le condizioni di un’«evasione intelligente». Possibile anche in uno dei luoghi simbolo dell’aggregazione giovanile, la discoteca, che può diventare, come ha raccontato il francescano padre Michael Daniels, fondatore dell’Associazione «Spirit in dance», «un’occasione unica per far comprendere ai ragazzi che lo “sballo” fatto di musica assordante, alcolici o droga, non porta che al nulla».

«È inutile intraprendere crociate o guerre sante, il vero problema non sono gli orari di chiusura delle discoteche, ma bisogna capire perché il sabato sera diventi, per tanti ragazzi, il momento più importante della settimana», ha spiegato Ernesto Diaco, vicepresidente nazionale di Azione Cattolica, che ha aggiunto: «se le nostre discoteche, come è evidente, sono popolate da una gioventù “ferita”, non si può dimenticare che molti di quei ragazzi sono già in questa condizione quando arrivano a ballare. Sarebbe urgente chiedersi dov’è la radice di tali lacerazioni. Forse abbiamo sovraccaricato il tempo libero di troppi significati, quasi che fosse possibile misurare tutte le altre esperienze – il lavoro, lo studio e persino la fede – in rapporto al divertimento. Le testimonianze dei ragazzi ci dicono che nei week-end prevale, più che la gioia, una vera angoscia di “non riuscire a divertirsi”. Vendere al popolo del sabato sera non solo svago, ma ragioni di vita è l’unica strada che ci permetterà di vincere questa guerra».

Convinto che «i problemi dei nostri clienti siano anche fuori della discoteca», si è detto Maurizio Pasca, vicepresidente del Sindacato nazionale locali da ballo, secondo il quale «i ragazzi bevono e si drogano anche a casa, non solo in discoteca». «Proprio per questo bisogna creare forti sinergie tra i soggetti sociali», ha avvertito Franco Asciutti, presidente della Commissione Scuola e Cultura del Senato, «a cui partecipino le famiglie, la Chiesa, lo Stato, i gestori dell’industria del divertimento. Non si tratta di rimbalzarsi le responsabilità, ma di rendersi conto che questo enorme settore in costante crescita richiede attenzioni particolari da parte del legislatore». «Una via potrebbe essere quella della certificazione di qualità delle singole imprese di questo comparto, nella consapevolezza che la cultura dei nostri giovani è figlia di quella dell’intero Paese».

E della necessità «di eliminare ogni interpretazione manicheistica del tempo libero che può diventare strumento di liberazione e di crescita umana» ha detto don Vincenzo Rini, presidente nazionale della Fisc, che, nelle sue conclusioni al convegno, ha osservato: «Il tempo libero – vero “segno” del presente – è il nostro investimento per il futuro, ma occorre leggerlo nelle sue valenze, nei suoi rischi e nelle strumentalizzazioni cui è soggetto. Da cristiani dobbiamo, anche in questo campo, esercitare un sano discernimento e una progettualità che lo renda non qualitativamente insignificante. Lo scopo è rendere lo svago “tempo dell’uomo” e “tempo di vita”».

Tonini: «Il vero divertimento è recuperare se stessi»«Vero divertimento è quando ciascuno recupera se stesso, il proprio corpo, la memoria di s酻. Ne è convinto il card. Ersilio Tonini, arcivescovo emerito di Ravenna, intervistato su «Il divertimento come fuga dalla realtà», dal vaticanista di «La Repubblica», Orazio La Rocca, al convegno nazionale dei settimanali cattolici (Fisc), conclusosi il 20 aprile a Cesenatico. «Divertirsi – ha affermato il Cardinale – vuol dire cambiare; vuol dire riassaporare il gusto di vivere». Per questo, «ogni uomo ha diritto ad avere momenti di sano divertimento, in cui la vita risulti un bene prezioso».Il Cardinale ha ricordato che «è la famiglia, il luogo in cui si impara a gioire e in cui molto spesso nascono, invece, le ferite del divertimento». «È importante trascorrere il maggior tempo possibile con i propri ragazzi e valorizzare le loro capacità». Un impegno, quello di educare al sano divertimento, che coinvolge anche «le comunità ecclesiali, le quali sono chiamate ad uscire dai vecchi schemi catechetici». «Le parrocchie – ha spiegato – devono capire che i ragazzi si conquistano per attrazione. Per questo devono diventare luoghi in cui i ragazzi sanno di potersi sentire accolti e apprezzati per quel che sono; luoghi in cui possano esprimere la loro creatività ed in cui si rendano conto della libertà».

Tutto il convegno (compreso il concerto dei Nomadi) in audio/video streaming su www.eticare.it