Italia

LAMPEDUSA: SFERLAZZA (CARITAS), NUOVA SITUAZIONE CI DISORIENTA

La comunità parrocchiale di Lampedusa “condanna assolutamente la violenza, sempre e comunque. Ci dà quindi fastidio se qualcuno vuole usare l’immagine di quella Lampedusa per poter giustificare i respingimenti e i rimpatri”. Il trasferimento di tutti i tunisini e il dirottamento degli sbarchi verso la Sicilia è però “una notizia che ci disorienta”: così il referente della Caritas parrocchiale di Lampedusa, Damiano Sferlazzo, precisa, in una intervista al SIR (clicca qui), la propria posizione, dopo l’incendio del Cie e la guerriglia urbana della settimana scorsa. “Come parrocchia siamo dispiaciuti per l’accaduto: finora eravamo riusciti ad essere compatti a favore dell’accoglienza, della non violenza, della difesa dei diritti umani. Quel giorno qualcosa è scattato, perché il mix che ha fatto esplodere la violenza è stato veramente forte. Come parrocchia e come Caritas siamo fermi nelle nostre posizioni, di accoglienza, dando un messaggio positivo di una Italia che riesce ad assorbire gente disperata che scappa dal proprio Paese. Nei prossimi giorni e settimane ci incontreremo per riflettere e cercare di ristabilire gli equilibri perduti”.Sferlazza vuole chiarire “che non tutti i tunisini sono criminali, così come non tutti i lampedusani sono criminali. Dobbiamo far attenzione a non entrare nello scenario mediatico che criminalizza l’uno o l’altro”. E denuncia: “Siamo stati ulteriormente abbandonati dallo Stato, non so se per una ragione politica o per incapacità ad accogliere. Non dimentichiamo che centinaia di tunisini sono ancora a Palermo nelle navi. C’è quindi una reale difficoltà ad assorbire i migranti”. “Il fatto che il centro sia chiuso – osserva il referente Caritas – ci dà il modo per riflettere su come cambia la realtà. Abbiamo vissuto troppi eventi tutti insieme. Ora ci troviamo in una situazione nuova che non sappiamo ancora valutare. Lampedusa è stata improvvisamente svuotata: non ci sono più forze dell’ordine, il centro è chiuso, 120 famiglie non lavorano più al centro. Ci stanno spostando verso un nuovo equilibrio che qualcun altro ha voluto o indirettamente si è creato. Alla lunga si vedrà se sarà un bene o un male”. (Sir)