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Legge 40: Cei, dubbi e preoccupazioni su sentenza della Corte

«La decisione della Corte Costituzionale verso il cui operato si conferma il necessario rispetto – sottolineano i vescovi -, entra nel merito di una delicata esperienza umana. Il desiderio di avere un figlio è profondo e indiscutibile e merita il massimo rispetto e la più delicata comprensione. In attesa di conoscere le relative motivazioni della Corte Costituzionale è peraltro doveroso segnalare alcuni nodi problematici». In primo luogo, si legge nella dichiarazione, «viene affermato un non meglio precisato ‘diritto al figlio’ o ‘diritto alla genitorialità’, col rischio di confondere o, peggio, identificare il piano dei desideri con il piano dei diritti, sottacendo che il figlio è una persona da accogliere e non l’oggetto di una pretesa resa possibile dal progresso scientifico». In secondo luogo «si assume come parametro di valore un preteso diritto individuale, sganciato da qualsiasi visione relazionale; in questo modo si trascura, tra l’altro il diritto del figlio a conoscere la propria origine biologica».

Quindi, osserva la presidenza della Cei, «si cambia e si snatura il concetto e l’esperienza di paternità e di maternità, che sono elementi preziosi per l’unità profonda e inviolabile della coppia». Infine, concludono i vescovi, «si determina un pericoloso vuoto normativo nel quale rischia di essere legittimata ogni tecnica di riproduzione umana. La cultura giuridica non dovrebbe semplicemente avvalorare il dominio della tecnoscienza, ma porsi la questione del senso e anche quella del limite. Infatti, come la storia ha dimostrato, non tutto ciò che è fattibile giova al genere umano».