Italia

Libertà religiosa: mozione alla Camera per tutelare cristiani in Pakistan

Nel giorno in cui Papa Francesco e i leader di tutte le religioni hanno firmato una dichiarazione comune con l’impegno all’abolizione della schiavitù entro il 2020, è stato ricordato che in Pakistan dai 3 agli 8 milioni di persone, di cui il 40% minorenni e il 68% cristiani (secondo uno studio del 1998) sono costretti a lavorare in condizioni di sfruttamento nelle fabbriche di mattoni, per ripagare i debiti contratti con i datori di lavoro.

In questa situazione si verificano episodi atroci, come i due coniugi cristiani Shama e Shahzad, gettati vivi nella fornace, insieme al figlio che la donna portava in grembo, perché accusati di aver violato la legge sulla blasfemia. «Una religione che uccide nel nome di Dio non esiste, è una religione fasulla – ha ribadito mons. Enrico dal Covolo, rettore della Pontificia Università Lateranense -. Perché non esiste un Dio che vuole violenza e morte nel suo nome».

Il sottosegretario al ministero del Lavoro Luigi Bobba ha detto che si impegnerà «affinché il governo italiano, in quanto presidente di turno del semestre Ue, sensibilizzi l’Europa ad assumere iniziative qualificate nei confronti del Pakistan». Sara Fumagalli, di Umanitaria Padana onlus, ha fatto vedere un video realizzato due anni fa in Pakistan nelle fabbriche di mattoni. La diocesi di Faisalabad, ha detto, «è in prima linea contro lo sfruttamento, anche con ostelli che permettono ai bambini lavoratori di studiare, per affrancarli da un destino di schiavitù».

Tra i parlamentari presenti, Paola Binetti, Mario Mauro, Marco Rondini, Giampiero Dalla Zuanna, con punti di vista diversi sulla presenza dell’Islam in Europa – più o meno orientati all’integrazione e al rispetto reciproco – ma con il tratto in comune di fare pressione sul Pakistan perché rispetti la libertà religiosa. Il direttore di «Avvenire», Marco Tarquinio, ha ricordato la battaglia per la liberazione di Asia Bibi, in carcere da cinque anni con una condanna alla pena di morte per blasfemia, e ha invitato il governo italiano a «replicare azioni efficaci come avvenuto per Meriem», la cristiana sudanese condannata a morte per apostasia e poi liberata grazie alla pressione internazionale. Shahid Mobeen, fondatore dell’Associazione pakistani cristiani in Italia, ha concluso rinnovando la richiesta di impegno ai parlamentari.