Italia

Livorno, tragedia della povertà: sono morti abbracciati i quattro piccoli

Sono morti abbracciati, avvolti dalle fiamme scoppiate nella baracca di legno e lamiera nascosta sotto un cavalcavia alla periferia di Livorno, con la più grande di loro, appena dodici anni, che ha tentato di proteggere i più piccoli con il suo corpicino. Morti soli, senza alcuna possibilità di fuga e abbandonati dai genitori che invece di tentare di salvarli sono fuggiti quando hanno visto le fiamme. Eva, Danchiu, Leonuca, e Mengi, tutti di etnia rom, se ne sono andati così, in piena notte.

“Con gli elementi che abbiamo a disposizione riteniamo di scartare l’ ipotesi del dolo e di propendere per quella dell’ incidente, con la conseguente gravissima negligenza dei genitori di aver lasciato da soli i bambini” dice il pm Antonio Giaconi, che coordina le indagini sul tragico rogo di Livorno. E infatti dopo un’intera giornata di interrogatori, il pm ha disposto il fermo di due coppie che sono state trasferite nel carcere delle Sughere. L’accusa nei loro confronti è di incendio colposo e abbandono di minore e incapace (il riferimento è ai due fratelli sordomuti) con l’ aggravante della morte. La procura insomma è convinta che l’ incendio si sia sviluppato all’interno della baracca e che i genitori abbiano commesso, appunto, una “gravissima negligenza nella vigilanza dei figli”. Atteggiamento confermato anche dal comportamento del padre di una delle bambine morte, che ha ammesso la paternità solo nel corso della giornata, dopo aver negato di esserlo per alcune ore. “Il materiale che abbiamo a disposizione – aggiunge Giaconi – ci permette di valutare seriamente l’ ipotesi di spiccare alcune informazioni di garanzia. I genitori delle vittime hanno parlato con i vigili del fuoco per pochi istanti prima di allontanarsi dal luogo dell’ incendio”.

Il rogo ha completamente distrutto un accampamento improvvisato di almeno sette baracche in una delle quali dormivano Eva, 12 anni, Danchiu, 8 anni, Leonuca, 6 anni, e Mengi, di 4 anni. Eva e Menj erano sodomuti e tutti venivano da Brasov. A lungo sentita in questura anche una parente delle vittime, Helena che, a sera, continua a ripetere quello che è il terribile sospetto dei rumeni. “Non accendevamo mai fuochi in quelle baracche – racconta – neppure per cucinare. Mi hanno raccontato che il fuoco potrebbe essere stato provocato da un’aggressione esterna”. Ipotesi che non convince gli inquirenti, ma che sostengono anche i genitori scampati al rogo. “Mi hanno raccontato – prosegue Helena – che intorno a mezzanotte stavano tutti dormendo quando sono scoppiate le fiamme. I genitori sono fuggiti all’esterno e, quando hanno provato a rientrare, il fuoco aveva ormai avvolto tutta la baracca e non hanno potuto fare più nulla per i bambini”.

Il Comune di Livorno, in segno di lutto, ha sospeso tutti gli spettacoli e le attività musicali e ludiche previste per la sera a Effetto Venezia, la kermesse estiva, provocando la reazione dei commercianti del quartiere che hanno protestato in comune appena ricevuta la notizia nel pomeriggio. Alla fine gli esercenti hanno deciso di aprire i loro locali e le bancarelle, dichiarando di aderire al lutto solo con una sospensione delle loro attività tra le 22 e le 22.15. I proiettori della festa, che avrebbero dovuto proiettare immagine sulle pareti dei palazzi secenteschi, trasmetteranno la scritta con la comunicazione alla città del lutto cittadino. Anche il presidente del consiglio Romano Prodi ha chiesto al sindaco Alessandro Cosimi di essere tenuto informato sullo sviluppo delle indagini e ha inviato un telegramma di cordoglio al prefetto.(ANSA).

LA SCHEDA: LE TANTE PICCOLE VITTIME DEL FUOCOE’ lunga la scia delle morti di bambini, troppo spesso rom, provocate dal fuoco: a volte a causa di fatalità o tragici giochi, ma con allarmante frequenza disgrazie legate alle difficili e precarie condizioni di vita nei campi nomadi. Il più grave, che ricorda quanto avvenuto oggi a Livorno, risale al 21 gennaio 1995 quando quattro bambini nomadi tra i sette mesi ed i quattro anni e mezzo morirono carbonizzati a Milano in un campo abusivo. I bambini, slavi, dormivano con la mamma nella loro roulotte quando un fornello della cucina, lasciato acceso nel tentativo di riscaldare l’ambiente, diede fuoco ai giacigli e fece esplodere la bombola del gas.

Il 22 luglio 1996 a Pignola (Potenza) due fratelli, di tre anni e mezzo il primo e di due anni la seconda, morirono nell’ incendio di un prefabbricato nel quale vivevano con i genitori.

Il 16 febbraio 2003 due sorelle, rispettivamente di otto e quattro anni, persero la vita, per intossicazione da fumo, a Montalbano Elicona (Messina) tra le fiamme della loro casa.

Il 19 agosto 2004 un bambino di 16 mesi e la madre morirono a Ripa Teatina (Chieti) in seguito all’incendio divampato nella loro abitazione.

L’8 settembre 2004 un bambino di tre anni, egiziano, perse la vita a Galliera Veneta (Padova) dopo essere rimasto ustionato ed intossicato nell’incendio divampato nella sua casa.

Il 16 ottobre 2005 una bambina di 5 anni morì carbonizzata nella sua stanza a seguito di un incendio causato dall’ esplosione di un televisore.

Il giorno di Capodanno 2006 un bambino di sei anni morì a Cortina d’ Ampezzo (Belluno) nell’ incendio di un appartamento preso in affitto dai genitori per le festività. Altre quattro persone – due bambini e due adulti – rimasero ferite.

Il 7 dicembre 2006 a Tempio Pausania (Olbia-Tempio) persero la vita due sorelle, di quattro e tre anni, per asfissia seguita all’ incendio della loro casa.

Altre due giovani vittime Rom, il 3 gennaio 2007: un incendio uccide una ragazza di 15 anni e il convivente di 16 in un campo nomadi ad Orta di Atella, in provincia di Caserta.

Il 13 gennaio 2007, in un appartamento nel centro di Roma abitato da immigrati bengalesi, per sfuggire ad un incendio accidentale si gettarano nel vuoto e morirono una donna e suo figlio di 10 anni.

Il 2 febbraio 2007, tre fratelli muoiono nell’incendio della loro abitazione nel vicentino per un incendio innescato da un tragico gioco. (ANSA).