Italia

«Mafia Capitale», altri 44 arresti per business immigrati

Dalle prime ore di questa mattina, i carabinieri stanno eseguendo, nelle province di Roma, Rieti, Frosinone, L’aquila, Catania ed Enna, un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 44 indagati. Le accuse contestate a vario titolo sono di associazione per delinquere di tipo mafioso, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori e altri reati. I militari del Ros stanno eseguendo perquisizioni a carico di altre 21 persone indagate per gli stessi reati. I provvedimenti della magistratura chiamano in causa anche alcuni rappresentanti delle istituzioni locali, consiglieri regionali e comunali, che erano gia’ stati indagati nella prima tranche della vicenda.

L’ordinanza firmata dall’ufficio del giudice delle indagini preliminari riguardano – si sottolinea – gli sviluppi delle indagini condotte dal Ros nei confronti del sodalizio mafioso facente capo a Massimo Carminati. Gli accertamenti – si aggiunge – hanno confermato l’esistenza di una struttura mafiosa operante nella Capitale, che faceva da cerniera tra ambiti criminali ed esponenti degli ambienti politici, amministrativi ed imprenditoriali locali. Le investigazioni – si spiega in una nota – hanno documentato, tra l’altro, il ramificato sistema corruttivo finalizzato a favorire un cartello d’imprese, non solo riconducibili al sodalizio, interessato alla gestione dei centri di accoglienza e ai consistenti finanziamenti pubblici connessi ai flussi migratori.

Questo l’elenco degli arrestati. Il gip ha stabilito la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di 19 persone, di cui 8 già detenute: Claudio Bolla, Salvatore Buzzi (già detenuto), Claudio Caldarelli (già detenuto), Massimo Caprari, Massimo Carminati (già detenuto), Nadia Cerrito (già detenuta), Mirko Coratti, Paolo Di Ninno (già detenuto), Antonio Esposito, Francesco Ferrara, Franco Figurelli, Emilio Gammuto (già detenuto), Luca Gramazio, Carlo Maria Guarany (già detenuto), Michele Nacamulli, Daniele Ozzimo, Pierpaolo Pedetti, Angelo Scozzafava, Fabrizio Franco Testa (già detenuto).

Misura cautelare degli arresti domiciliari invece per altre 25 persone, di cui 4 già ai domiciliari: Gerardo Addeo, Tommaso Addeo, Gaetano Altamura, Stefano Bravo, Marco Bruera, Emanela Bugitti (già detenuta agli arresti domiciliari), Pierina Chiaravalle (già detenuta agli arresti domiciliari), Mario Cola, Sandro Coltellacci (già detenuto agli arresti domiciliari), Domenico Cammissa, Santino Dei Giudici, Guido Magrini, Alessandra Garrone (già detenuta agli arresti domiciliari), Angelo Marinelli, Salvatore Menolascina, Mario Monge, Brigidina Paone, Stefano Venditti, Paolo Solvi, Fabio Stefoni, Andrea Tassone, Giordano Tredicine, Tiziano Zuccolo, Carmelo Parabita.

«Luca Gramazio svolge un ruolo di collegamento tra l’organizzazione da un lato e la politica e le istituzioni dall’altro, ponendo al servizio della stessa il suo munus publicum e il suo ruolo politico». Così scrive il gip del tribunale di Roma, Flavia Costantini, in un passo dell’ordinanza di custodia cautelare per il consigliere regionale di Forza Italia e le altre persone coinvolte nella seconda tranche dell’inchiesta «Mafia Capitale». Gramazio nel «sodalizio criminale dell’associazione, che può ricondursi al capitale istituzionale di Mafia Capitale: quel sistema di relazioni con uomini politici, apparati burocratici, soggetti appartenenti a vario titolo alle istituzioni, che costituiscono il contatto privilegiato dell’organizzazione con il mondo di sopra».

L’esponente politico rappresenta «un collegamento che, sul piano politico, si traduce nella costruzione del consenso necessario ad assecondare gli affari del sodalizio; sul piano istituzionale, si materia di iniziative formali e informali intese per un verso a collocare nei plessi – sensibili per l’organizzazione – dell’amministrazione pubblica soggetti graditi, per altro verso nell’orientare risorse pubbliche in settori nei quali il sodalizio, in ragione del capitale istituzionale di cui dispone, ha maggiori possibilità di illecito arricchimento». Per il gip elabora «insieme ai vertici dell’organizzazione le strategie di penetrazione della pubblica amministrazione».