Italia

Misericordie, «Caivano espulsa da tempo» dalla Confederazione

«La Confederazione nazionale delle Misericordie d’Italia ha da tempo cancellato l’affiliazione della Misericordia di Caivano (Napoli) e quanto ho letto in queste ore, seppure come ovvio necessiti delle opportune verifiche da parte della autorità competenti vista la gravità delle denunce, ci conforta nella decisione presa».

A dirlo è l’avvocato Alberto Corsinovi, presidente della Federazione regionale delle Misericordie della Toscana e delegato nazionale dell’area emergenza della Misericordie d’Italia, in riferimento alla lettera pubblicata da organi di stampa e che, secondo la fonte giornalistica, sarebbe stata scritta da presunti volontari della Misericordia di Caivano impegnati nei servizi del 118 nel Casertano.

«Abbiamo deciso l’espulsione della Misericordia di Caivano proprio perché preoccupati dallo scarso rispetto delle regole che da più parti ci era stata segnalata» continua Corsinovi. «Abbiamo provato, per quanto ci è consentito dalla legge, a fare chiarezza sulla situazione di quella struttura, ma abbiamo trovato una chiusura totale e abbiamo quindi deciso l’espulsione, per fedeltà a tre principi che per noi sono imprescindibili: carità, gratuità e legalità».

«Oggi questa realtà non ha niente a che fare con il nostro movimento, ma se sarà necessario non esiteremo a portare anche in modo formale all’attenzione delle autorità pubbliche quanto sta accadendo, perché vi si faccia piena luce».

«Simili episodi nell’opinione pubblica generano sconforto, perplessità, confusione e per questo la Presidenza nazionale ha dato mandato di procedere per diffidare questa struttura dall’uso del nome ‘Misericordia’ e delle stesse divise che vengono utilizzate in spregio al marchio registrato».

«In qualsiasi grande realtà ci può essere chi si rende responsabile di comportamenti inaccettabili e quando denunciato ci conferma nella necessità di mantenere vigilanza e controllo attentissimi, a tutela delle migliaia e migliaia di nostri fratelli e sorelle che a buon diritto possono chiamarsi volontari».

«Nella prospettiva della costituzione di una nuova rete nazionale in base a quanto previsto dalla legge sul terzo settore questa vicenda – conclude Corsinovi – ci rafforza nella convinzione di dedicare tantissima attenzione alla funzione di controllo, prevista dalla stessa legge».