Italia

Mons. Galantino, audizione alla Camera: «intolleranza, xenofobia e razzismo manifestazioni di ingiustificabili»

Impegno comune. «Il carattere non episodico di questi fenomeni – e talvolta la non pronta e chiara riprovazione di essi – impone una seria riflessione e un comune impegno, finalizzati a elaborare proposte di prevenzione e contrasto efficaci a livello istituzionale, sociale e culturale», la tesi del vescovo, che ha auspicato una riflessione «non limitata all’ambito nazionale», ma che «deve aprirsi a una dimensione più ampia, con particolare attenzione all’orizzonte della Casa europea». «Sottratta a letture e derive ideologiche», secondo Galantino, tale riflessione può rappresentare, infatti, «un fertile terreno di incontro e di dialogo fra diverse forze politiche, fra credenti e non credenti, fra società civile e comunità ecclesiale».

Internet «campo privilegiato per predicatori d’odio». «Educare e vigilare». Sono i due verbi che per mons. Galantino prevengono «il rischio del contagio xenofobo e razzista». Il Segretario della Cei ha citato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «Particolare attenzione deve essere data al mondo di internet, che si dimostra il campo privilegiato per predicatori di odio», rilanciandone l’impegno a diffondere e rafforzare «la cultura dell’accoglienza e della solidarietà, patrimonio e ricchezza del nostro Paese». D’accordo con la presidente della Camera, Laura Boldrini, Galantino ha condiviso «la necessità di un’alleanza con cui contrastare le diverse forme di razzismo, a fronte del diffondersi nel discorso pubblico, e in particolare sulla rete internet, di un linguaggio intollerante, che incita a comportamenti ispirati a forme d’odio». «Questo impegno risponde agli auspici e all’azione del Consiglio d’Europa – la cui Assemblea parlamentare ha sollecitato un ruolo attivo dei Parlamenti nazionali in questa materia – come pure ai ripetuti inviti dei competenti organismi dell’Unione europea, a partire dalle Risoluzioni del Parlamento europeo sulla situazione dei diritti fondamentali», ha sottolineato il segretario generale della Cei.

«Superare ogni forma di intolleranza e di conflitto». Il problema dell’intolleranza va «affrontato nel suo insieme:  là dove una minoranza qualsiasi è perseguitata ed emarginata a motivo delle sue convinzioni religiose o etniche, il bene di tutta una società è in pericolo e tutti dobbiamo sentirci coinvolti», ha detto ancora il segretario generale della Cei, prendendo a prestito le parole pronunciate da Papa Francesco nel discorso alla delegazione del «Simon Wiesenthal Center» del 24 ottobre 2013, in cui Francesco «ha fatto esplicito riferimento «alle sofferenze, all’emarginazione e alle autentiche persecuzioni che non pochi cristiani stanno subendo in diversi Paesi del mondo». «Ne sono personalmente testimone, nelle molteplici missioni compiute a nome dei vescovi italiani in Medioriente, con particolare attenzione ai profughi iracheni e siriani, come a tante situazioni che feriscono la pace e la convivenza in Terrasanta», ha aggiunto il segretario generale della Cei durante l’audizione di oggi alla Camera. «Nel decennio in corso – ha ricordato il vescovo – la Chiesa italiana ha assunto l’opera educativa come ambito prioritario di impegno, con l’attenzione a superare i confini parrocchiali e ad allacciare alleanze con le altre agenzie educative, cercando insieme di formare alla cittadinanza responsabile con, in particolare, l’impegno esplicito a superare ogni forma di intolleranza e di conflitto, come pure paure, pregiudizi e diffidenze, promuovendo la mutua conoscenza, il dialogo e la collaborazione». Di qui le «numerose iniziative in essere, assunte con convinzione e continuità dalle comunità ecclesiali», che «spaziano dalle proposte di percorsi di volontariato e di servizio civile in Italia e all’estero, all’accoglienza di decine di migliaia di immigrati, rifugiati, richiedenti asilo e vittime della tratta; di pari passo, vanno le centinaia di progetti sostenuti nel Sud del mondo e rivolti allo sviluppo integrale della persona». Sul fronte dell’impegno culturale, Galantino ha citato «le iniziative di dialogo interreligioso con ebrei e musulmani, come il sostegno alla campagna per la riforma della legge di cittadinanza, così da riconoscerla alle centinaia di migliaia di bambini e ragazzi figli dell’immigrazione e nati o comunque cresciuti nel nostro Paese: per molti di loro gli oratori e le sale della comunità sono luoghi di incontro e di effettiva integrazione». Senza contare la campagna di comunicazione «Anche le parole possono uccidere», voluta «per superare ogni forma di intolleranza e aggressività», e «l’attenzione per la promozione della dignità dei carcerati, a partire dall’impegno a rendere i luoghi di detenzione italiani degni di uno Stato di diritto».

«I nazionalismi e i localismi minacciano l’Europa». È l’analisi di mons. Nunzio Galantino, che a proposito della situazione del nostro Continente, durante l’audizione, ha fatto notare che «anziché crescere in percorsi di inclusione sociale ed economica in Europa si rischia di chiudersi». In altre parole: «i pericoli all’europeismo più che da fuori (immigrati, islam, terrorismo) vengono da dentro». Di qui l’importanza di «fare ogni sforzo per rafforzare la sicurezza sociale in Europa, attraverso una politica comune, un’organizzazione più forte, una difesa condivisa, una politica dell’immigrazione aperta alle identità molteplici e a condividere l’accoglienza di chi chiede una protezione internazionale». Tutto ciò,  rifuggendo dai «rigurgiti di una retorica nazionalista, che rischia di veicolare pericolosi atteggiamenti di razzismo e xenofobia». «La risposta alla disgregazione, che ieri nasceva dalla guerra e oggi dai conflitti sociali, passa da una capacità di unione all’interno di un quadro europeo e internazionale di tutela del bene comune», la tesi di Galantino, secondo il quale «è questa anche l’unica strada con la quale tutelare e promuovere al meglio gli stessi interessi delle singole nazioni». «L’antidoto necessario alla diffidenza e alla paura, nonché alle regressioni difensive che ingenerano, rimane l’educazione al rispetto dell’altro, il richiamo inesausto alla dignità assoluta di ogni persona umana, senza opzioni parziali inevitabilmente falsificanti e non di rado strumentali», ha proseguito il segretario generale della Cei illustrando «il lavoro culturale che mira a costruire ponti, capaci di superare gli abissi dell’esclusione, della xenofobia e della violenza».  Su questa prospettiva di impegno, ha assicurato, «si possono realizzare forme di dialogo e di incontro fra credenti e non credenti feconde per il bene comune. Per costruire «una cultura dell’incontro, del rispetto, della comprensione e del perdono reciproco», auspicata da Papa Francesco, «è di particolare importanza la formazione», che passa attraverso il «coinvolgimento attivo e responsabile dei nostri giovani».

I rischi di seguire la logica dei «talk show». La «logica dei talk show» può «giustificare, se non proprio sostenere, atteggiamenti che vanno nella direzione opposta» alla lotta contro l’intolleranza, la xenofobia e il razzismo. Ad illustrare come funziona questo meccanismo «in sordina» è stato monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, nella parte finale della sua audizione alla Camera dei Deputati, in cui ha esortato a non arrendersi «di fronte ad alcune derive che sembrano caratterizzare l’attuale clima culturale e che, non di rado, scoraggiano anche i bene intenzionati». «L’attuale clima culturale –  l’analisi del segretario generale della Cei –  è più propenso a livellare le differenze che ad armonizzarle, a globalizzare (nel senso deteriore del termine) piuttosto che a comporre». «Ciò accade spesso in sordina», ha spiegato: «la logica del confronto, tanto rivendicata negli slogan della politica e dei talk-show, si riduce spesso a un semplice rimescolamento delle prospettive, a un appiattimento di voci e differenze da cui è possibile desumere soltanto due cose: l’autoreferenzialità del singolo, sempre più solo e abbandonato a sé, e la frammentazione del vissuto, mancante di mappe e princìpi guida». «Questi aspetti dell’attuale clima culturale sembrano giustificare, se non proprio sostenere, atteggiamenti che vanno nella direzione opposta agli obiettivi che questa Commissione si è data», il grido d’allarme del segretario generale della Cei.