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Morti Mediterraneo: vescovo Agrigento, speranza da semestre Ue

Il presule è appena rientrato dal Consiglio europeo del 27 giugno e riferisce: «Ho parlato con alcuni commissari. Loro dicono che perché l’Europa si muova devono essere in 27 a pensarla alla stessa maniera. E loro stessi mi hanno detto: ‘Comprende che, per arrivare ad un pensiero comune di 27, i tempi saranno lunghi e lunghissimi’». Per mons. Montenegro, «il peccato originale dell’Europa è che non è costruita attorno agli uomini, è costruita attorno all’economia e alla finanza. Fino a quando l’Europa sarà un grande salvadanaio non possiamo aspettarci che l’uomo abbia l’attenzione che si merita; saranno i soldi, se ci sono o non ci sono, che permetteranno determinate azioni o determinati movimenti da parte di tutte le nazioni».

«Nessuno – avverte mons. Montenegro – può sognare che queste morti finiscano fino a che questi viaggi continuano», e accoglienza, puntualizza, «non è soltanto» raccogliere gli immigrati «sulla terraferma e dare un piatto e dare un tetto»; è anche far sì che la loro vita «venga riconosciuta come una vita meritevole di attenzione … e sono persone che hanno una dignità: il Papa lo va ripetendo». Quanto ad una maggiore collaborazione con gli Stati del Nordafrica per dare assistenza a queste persone proprio là, magari con l’intervento dell’Alto Commissariato per i rifugiati, il presule sostiene: «Non voglio fare il pessimista di primo mattino, però noi fino adesso abbiamo colonizzato: la nostra mentalità è quella della colonizzazione, non quella dell’aiuto». «I tanti Stati che sono là sono corrotti: ma da chi sono sostenuti? Chi li ha fatti formare?», si chiede. In certe nazioni, osserva, «sarà difficile la collaborazione, in Libia non c’è un governo, come si farà a dialogare? Con chi? Che bisognerebbe far questo, senz’altro: ma c’è la volontà?». E ancora il richiamo alla speranza: «Credo Che la speranza ci debba accompagnare», però «la lettura dei fatti attuali non fa molto sperare. Noi ci mettiamo di mezzo la fede, perché crediamo che Dio può tutto».