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Napolitano al «Corriere»: Avviate le riforme. Si stanno verificando condizioni per mio distacco

Il processo delle riforme che si è messo in moto, senza essere bloccato da crisi e ristrutturazioni della maggioranza di governo, scrive il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in una lettera inviata al Corriere della Sera, «mi fa considerare positivo il bilancio dell’anno trascorso. Essermi esposto a tal fine personalmente, sempre nei limiti del mio ruolo costituzionale, e avere pagato allo spirito di fazione un prezzo nei consensi convenzionalmente misurabili, non mi fa dubitare della giustezza della strada seguita».

«Non intendo soffermarmi su fatti, atteggiamenti, intrighi che hanno concorso a gettare ombre e discredito – ben al di là di ogni legittima critica e riserva – sulla mia persona e sull’istituzione che rappresento», chiarisce Napolitano aggiungendo che «l’essenziale è che mi sia sempre sforzato di mantenere la serenità indispensabile per fare il mio dovere, per rispondere alle esigenze del Paese e della sua vita democratica. Comunque – continua – è possibile e utile una qualche riflessione oggettiva, come premessa per il bilancio che mi si chiede di abbozzare. E in primo luogo – scrive il Capo dello Stato – sono stato e sono portato a riflettere sulla persistente, estrema resistenza, che viene dagli ambienti più disparati, all’obbligo nazionale e morale di garantire la continuità dei percorsi istituzionali, e con essa primordiali interessi comuni, anche attraverso avvicinamenti e collaborazioni, sul piano politico, che s’impongono in via temporanea fuori delle naturali affinità e della dialettica dell’alternanza. Dal non riconoscimento di quest’obbligo, di questa necessità – sostiene Napolitano – sono scaturite nel corso dell’ultimo anno reazioni virulente che hanno contagiato, sorprendentemente, ambienti molto diversi».

Per Napolitano «è stato duro, quindi, procedere nel compito che mi spettava», divenuto davvero «faticoso e ingrato, del promuovere la formazione di un governo di ampia coalizione, il solo possibile nel Parlamento uscito dalle elezioni del febbraio 2013, e nel sollecitare un programma di rilancio della crescita e dell’occupazione, e di contestuale, imprescindibile avvio di riforme economico-sociali e istituzionali già troppo a lungo ritardate. Che questo processo si sia messo in moto, e di recente decisamente accelerato – nota Napolitano – senza essere bloccato da una crisi e susseguente ristrutturazione della maggioranza di governo né, più tardi, dal cambiamento politico sfociato in una nuova compagine e guida governativa, mi fa considerare positivo il bilancio dell’anno trascorso. Essermi a tal fine ‘espostò personalmente, sempre nei limiti del mio ruolo costituzionale, e aver pagato allo spirito di fazione un prezzo nei consensi convenzionalmente misurabili, non mi fa dubitare della giustezza della strada seguita».

Il mandato bis di Giorgio Napolitano alla Presidenza della Repubblica potrebbe stare arrivando alla conclusione. è lo stesso Capo dello Stato a lasciarlo intendere, senza per altro indicare tempi, nella lettera pubblicata oggi sul Corriere della Sera. «Confido – scrive Napolitano – che stiano per realizzarsi condizioni di maggior sicurezza, nel cambiamento, per il nostro sistema politico-costituzionale, che mi consentano di prevedere un distacco comprensibile e costruttivo dalle responsabilità che un anno fa mi risolsi ad assumere entro chiari limiti di necessità istituzionale e di sostenibilità personale. Finché continuerò ad assolvere le funzioni di Presidente, e anche dopo – aggiunge – considererò mio impegno irrinunciabile, nelle forme possibili, quello per l’unità europea, che resta la causa e la visione – senza alternative – da rimotivare e riaffermare con la necessaria apertura a fondate istanze di rinnovamento e con concreta capacità persuasiva».

«Il presidente – scrive in una nota l’Agenzia Sir – si conferma un uomo delle istituzioni che ama il Paese. Di sicuro, noi tutti dobbiamo sperare che si stia chiudendo quella lunga fase di transizione, durata oltre vent’anni, fra la Prima e la Seconda Repubblica. Non possiamo sapere se quella che si va profilando sia davvero la Terza Repubblica della definitiva pacificazione nazionale, dentro i confini virtuosi dell’Europa dei popoli. Molti di noi ricordano la lunga “notte della Repubblica” e poter scorgere le luci della nuova alba può essere un grande privilegio. Lo auguriamo a tutti noi, ma soprattutto ai nostri figli e ai nostri giovani. Meritano di vivere in un Paese democratico, in cui la giustizia sociale e la pace siano il pane quotidiano».