Italia

Nave Aquarius: missionari a Conte, «esterrefatti e indignati. Italia faccia sentire la sua voce ma non si sottragga al dovere di accogliere»

«Il rifiuto di prestare soccorso ai migranti non ha precedenti nella nostra storia ed è in flagrante violazione delle convenzioni internazionali, di cui anche l’Italia è firmataria, che obbligano il soccorso in mare a chi è in pericolo di morte – affermano gli organismi di coordinamento di tutti i missionari italiani -. Tra i migranti sulla nave ci sono oltre cento minori non accompagnati e sette donne incinte. Una cinquantina di migranti sono stati salvati mentre erano a rischio di morire annegati». I missionari deplorano la decisione di Malta, prima destinazione di sbarco, «che si è rifiutata di accettare l’attracco della nave Aquarius. Così come la chiusura della Francia e della Spagna (che all’ultima ora si è resa disponibile a ricevere la nave nel porto di Valencia) ad ogni possibilità di accoglienza dei migranti». «Ma è deplorevole e vergognoso che l’Italia decida di allinearsi – sottolineano -, facendo così pagare a persone innocenti e bisognose di aiuto il prezzo di una diatriba tra Stati su chi si debba assumere la responsabilità di accoglierle».

«È vero – proseguono -, l’Italia non può essere lasciata sola di fronte a un fenomeno migratorio che ha una portata enorme e implicazioni internazionali (specie nel bacino del Mediterraneo) che chiamano in causa l’attenzione e il peso geopolitico dell’Unione europea. È quindi corretto e giusto che il governo italiano faccia sentire le propria voce a Bruxelles, chiedendo ai partner europei di farsi carico, anche loro, del dossier migranti». Ma allo stesso tempo, precisano, «l’Italia non può sottrarsi al dovere di accogliere persone che, in gran parte, cercano di costruirsi una vita migliore in Europa e che, in alcuni casi, fuggono da guerre e da regimi dittatoriali». «È importante – suggeriscono i missionari – che l’Italia mantenga un doppio ruolo: essere un porto sicuro per i migranti e nel contempo non smettere di sollecitare l’Europa a trovare soluzioni percorribili (non semplicemente fondate sul controllo militare delle aree di transito dei migranti, come avviene in Niger e Mali), anche nei Paesi di partenza dei migranti». «I partner europei – concludono – devono essere sollecitati a spostare il baricentro delle proprie politiche verso il Mediterraneo», anche «attraverso la pacificazione e la stabilizzazione degli Stati nordafricani».