Italia

Omofobia: famiglie numerose, e se ad essere discriminate fossero le famiglie con figli?

«Se passasse il testo così com’è adesso – commenta Giuseppe Butturini –   potrebbero non aver più diritto di parola, ad esempio, coloro che sostengono le ragioni del diritto naturale. O il modello del “matrimonio” tradizionale, quello consumato da un uomo e una donna.  Un prete, una suora, un cristiano o un musulmano potranno ben dire che i bambini hanno diritto ad una mamma ed un papà senza essere processati? Un papà e una mamma potranno continuare asperare in una festa a loro dedicata? Alla nostra libertà e alla libertà di tutti noi ci teniamo. Senza violenza, senza istigare nessuno. Ma ci teniamo».

Insomma, il testo che entra in Aula – secondo il leader delle Famiglie numerose italiane – va profondamente modificato. O almeno trovata una valvola di sicurezza per tutti. «Altrimenti è meglio non farne di niente».  Una consapevolezza che in queste ore sta emergendo tra molti esponenti di partiti, che «a ragione stanno proponendo emendamenti all’articolato».

Un’ultima considerazione. «Si fa un gran parlare, in questi giorni, dei diritti calpestati degli omosessuali. Purtroppo ho l’impressione che i veri discriminati in questo nostro paese siano le coppie con figli». Una percezione supportata dai risultati di un sondaggio promosso dall’osservatorio politico dell’Associazione nazionale famiglie numerose ed a cui hanno risposto oltre 700 coppie con più figli. Alla domanda: siete mai stati vittime di discriminazioni, soprusi, insulti e minacce per il fatto di essere famiglie numerose? il 27.90% delle coppie ha risposto «sì, spesso», il 23,51% «sì, è capitato almeno una volta», mentre meno della metà, il 48.58% ha risposto «no, mai».

Gli episodi più frequenti denunciati dalle Famiglie numerose: inviti all’aborto, la troncatura di una carriera lavorativa, dimissioni in bianco o contratti a tempo determinato non rinnovati alle donne che comunicavano al loro datore di lavoro di essere incinta, fino alle difficoltà incontrate nella prenotazione di alberghi, villaggi turistici, ristoranti che mal sopportavano la presenza di bambini. E musei interdetti «a cani e passeggini».