Italia

Onu su aborto e stepchild adoption: Gambino (Scienza & Vita), «operazione mediatica»

«L’Onu: Italia garantisca l’aborto. Troppi obiettori». «Onu: Comitato per i diritti umani richiama l’Italia sull’aborto e sulle adozioni gay». Sono solo due dei titoli ad effetto comparsi tra ieri e oggi su quotidiani e agenzie di stampa. Nelle sue osservazioni conclusive sulla situazione dei diritti nel nostro Paese, il Comitato per i diritti umani dell’Onu si è detto «preoccupato per le difficoltà di accesso agli aborti legali» in Italia «a causa dell’alto numero di medici che «si rifiutano di praticare interruzioni di gravidanza per motivi di coscienza», e ha inoltre invitato l’Italia a consentire anche «alle coppie dello stesso sesso l’adozione di bambini, compresi i figli biologici del partner». Si tratta di due delle tredici raccomandazioni formulate dal Comitato (che tra l’altro si è espresso anche in materia di diritto ad un giusto processo, minori non accompagnati, detenzione carceraria).

Interpellato dal Sir, il giurista Alberto Gambino, prorettore dell’Università europea di Roma e presidente di Scienza & Vita, richiama i dati dell’ultima relazione del ministro della Salute sull’attuazione della legge 194/78 (2014 e 2015) e respinge l’equazione obiezione di coscienza-mancata attuazione della legge. Secondo la relazione, pubblicata il 1° dicembre 2016, il carico di lavoro dei 1.408 ginecologi non obiettori si attesta sulla media nazionale di 1,6 Ivg a settimana, con un minimo di 0,4 in Valle d’Aosta e una punta di 4,7 in Molise (anche se un’Asl della Puglia tocca la percentuale di 15,8), pertanto, secondo il ministro, il numero di non obiettori è «congruo» rispetto alla richiesta.

«Non è un problema di mancanza di ginecologi obiettori – spiega Gambino – , ma di cattiva organizzazione». Del resto «il diritto costituzionale all’obiezione di coscienza è previsto per il personale sanitario all’art 9 della legge 194, e al tempo stesso il provvedimento disciplina anche il principio della mobilità interna per l’applicazione della legge stessa». La questione sollevata dal Comitato Onu richiama il bando di concorso in febbraio dell’Ospedale San Camillo in Roma per due posti di ginecologi non obiettori, ma «il nodo del problema, come afferma nella relazione il ministro della Salute, è legato sostanzialmente all’organizzazione regionale». Quanto alla seconda raccomandazione, continua il presidente di Scienza & Vita, «sulla stepchild adoption in capo a genitori dello stesso sesso, il Comitato Onu entra in un ambito in cui la discrezionalità deve essere lasciata ad ogni singolo Stato». E questa è una fattispecie «che la legislazione italiana esclude, sia nella legge sulle unioni civili, sia nella 184/83 sull’adozione». Per Gambino «il Comitato, inoltre, sta affermando di fatto che il Parlamento italiano viola i diritti civili, e questo è grave».