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PENA MORTE: A FIRENZE CONVEGNO INTERNAZIONALE PER DIRE ‘NO’

Antonio Cassese, già primo presidente tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia, lo ha detto chiaramente: non esiste una norma internazionale che imponga l’abolizione della pena di morte. Ma a Firenze, nelle storiche sale del museo del Bargello dove Dante fu condannato all’esilio e dove i prigionieri passavano le ultime ore, sono stati molti i politici, gli ambasciatori e i rappresentanti di associazioni a tornare a chiedere con forza una moratoria per la pena di morte.

Il convegno, organizzato dal Consiglio regionale della Toscana e dal ministero degli Esteri, ha visto la partecipazione, tra gli altri, del presidente dell’assemblea toscana Riccardo Nencini, del sottosegretario Bobo Craxi e del presidente dell’Istituto universitario europeo Yves Meny.

Filo rosso della mattinata: operare nel solco tracciato dall’Italia all’Onu per la sospensione della pena capitale. “Esiste – ha spiegato Cassese – nella morale pubblica della comunità internazionale la convinzione che la pena di morte debba essere abolita. Ma anche se riuscissimo ad adottare, a maggioranza, una risoluzione delle Nazioni Unite contro la pena di morte, rimarrebbe un pezzo di carta dal valore solo esortativo”. “Meglio – ha aggiunto – una strategia a piccoli passi: proporre misure internazionali per vietare la pena di morte a esempio nei confronti di minorenni, malati mentali e per chi abbia subito violenze nell’infanzia; eliminare la detenzione nel braccio della morte; garantire un processo equo e giusto; promuovere la creazione di tribunali internazionali misti, composti da giudici nazionali e internazionali”.

Il convegno fiorentino è stato l’occasione per portare buoni e cattivi esempi: da un lato Paolo Pobbiati, presidente di Amnesty international, ha sottolineato che oggi in 78 Stati al mondo si può essere condannati a morte e che il 12% delle persone vengono liberate quando è ormai troppo tardi. Dall’altro Philippe Lhuillier, ambasciatore delle Filippine in Italia, ha ricordato che lo scorso giugno il suo Paese ha proibito la pena di morte, mentre Tajeddine Baddou, ambasciatore del Marocco, ha affermato che nel suo Paese, di fatto, questa non viene più applicata. Dal palco hanno parlato anche Otfried Garbe, primo ministro dell’ambasciata tedesca in Italia, Michele Brancale per la Comunità di Sant’Egidio, l’assessore regionale Massimo Toschi e alcuni consiglieri regionali.

“Servono misure di carattere universale – ha dichiarato Craxi – e la politica non deve essere massimalista ma puntare sul dialogo, altrimenti rischia di saltare tutto”. “Non pensiamo che la pena di morte sia un affare interno ai singoli Stati – ha affermato Nencini -. Al convegno sul tema che si è tenuto a Parigi la scorsa settimana, dove la Toscana era l’unica istituzione italiana presente, si è deciso di lavorare per guadagnare i dodici voti che ancora servono per far approvare la proposta di moratoria all’Assemblea generale delle Nazioni Unite”.

Nencini ha poi rilanciato l’idea di una “federazione di città, province, regioni e anche contee contrarie alla pena di morte” e auspicato iniziative mirate proprio in quei paesi mancati, soprattutto africani ed asiatici, concludendo con la speranza “che una sospensione della pena capitale ci sia nell’anno delle Olimpiadi in Cina”. (ANSA).