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PENA MORTE: TOSCHI, RIPUDIARLA SEMPRE, COME LA TORTURA; CONVEGNO IN CONSIGLIO REGIONE SU CASI SIMBOLO

She Xinglin, cinese, ritenuto colpevole di uxoricidio e condannato a morte. Scott Panetti, schizofrenico, condannato a morte negli Stati Uniti. Siti Zainab, indonesiana, condannata a morte in Arabia Saudita. Shaharam Pourmansouri, condannata a morte in Iran quando aveva 17 anni. Un’altra minorenne, nigeriana, anche lei condannata a morte. Sono i cinque casi simbolo scelti dalla coalizione mondiale contro la pena di morte per lanciare appelli ai governi di questi Paesi e fermare le esecuzioni capitali. Le storie dei condannati sono state illustrate ieri in consiglio regionale durante un convegno organizzato dall’assessore regionale al perdono, Massimo Toschi, e da Angelo Passaleva, responsabile della Regione per la coalizione che raccoglie in tutto il mondo associazioni che si occupano di diritti umani e istituzioni.

Il convegno, “La pena di morte come ingiustizia sociale”, era organizzato in occasione della quarta giornata mondiale contro la pena di morte. “Con questo convegno – ha commentato l’assessore regionale Toschi – la Toscana conferma il suo ripudio contro la pena di morte. Questa è sempre inaccettabile, al pari della tortura, anche quando viene invocata per combattere il terrorismo. La Regione farà pressione sul Governo perché spinga verso una moratoria mondiale della pena di morte”.

“Nel mondo – ha spiegato Passaleva – continuano le esecuzioni capitali. E spesso le vittime sono minorenni, stranieri che non sono in grado di capire la lingua e quindi di difendersi, minorati mentali. La coalizione propone di sottoscrive un appello perché questi cinque casi particolari, che rappresentano un esempio di crimini molto più vasti, possano essere evitate”. Il prossimo anno la coalizione si dedicherà a iniziative contro la Cina. Paese, dice Passaleva, “dove nel 2005, secondo i dati di Amnesty international, sono state uccise 1500 persone e altre 1900 sono state condannate a morte, anche per i reati meno gravi”. L’appello è sottoscrivibile sul sito www.worldcoalition.org.(ANSA).