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POVERTÀ ESTREME; RICERCA CNCA: RISCHIO IN AUMENTO TRA DONNE E STRANIERI SENZA CASA. LA PROPOSTA DI UN OSSERVATORIO

Un “Osservatorio sulle marginalità estreme”, che oltre ad indagare sul fenomeno – sempre più diffuso soprattutto nelle grandi città – sia un punto di collegamento tra i servizi pubblici e privati che operano nel settore: è la proposta che emerge da una ricerca realizzata dal Coordinamento nazionale comunità di accoglienza nell’ambito del progetto “Alle corde”, finanziato dal ministero della solidarietà sociale per comprendere meglio il fenomeno delle “nuove marginalità” e promuovere percorsi nuovi di inclusione sociale. La ricerca è stata presentata oggi a Roma durante un convegno. Le “nuove marginalità” hanno un volto complesso, dai senza fissa dimora, che è la figura più emblematica della povertà estrema, alle persone con problemi psichiatrici, agli immigrati. Molti di loro sono accomunati dall’essere “senza casa”. La ricerca è stata condotta per 18 mesi in 17 regioni e 31 province italiane, con questionari compilati da 66 servizi pubblici e privati che operano in ambito sociale e sanitario. Le maggiori differenze, evidenzia la ricerca, non sono tanto tra nord e sud del Paese quanto tra città grandi e piccoli centri. “Se da un lato le grandi città diventano poli di attrazione anche per le persone a maggior rischio di esclusione – si legge -, dall’altro sono proprio queste ad essere più attrezzate per ostacolare la diffusione del fenomeno”.

Riguardo al “rischio di esclusione sociale” – conclude la ricerca – è in aumento tra le donne e tra gli stranieri. C’è inoltre “una tendenza al ringiovanimento” delle persone a rischio. “Nelle nostre società è ricomparsa da 10-20 anni la povertà abitativa – ha osservato durante il convegno Antonio Tosi, docente di sociologia urbana e politiche della casa al Politecnico di Milano -. Le politiche sociali e abitative, che in Italia sono in ritardo, vengono rivolte in generale al ceto medio. Ma questo non basta: bisogna pensare anche alle persone in grande difficoltà, cercando di intervenire in maniera preventiva per evitare la caduta dal disagio all’esclusione”. Secondo il sociologo, “è come se la maggioranza della popolazione chiedesse per sé una vera casa pensando invece a una forma sostitutiva, ossia ad alloggi temporanei come i dormitori o le case di accoglienza, per chi vive situazioni di povertà estrema”. In pratica, questo è l’avvertimento di Tosi, “si fa strada l’idea che possano esistere cittadini di serie B, che possono accontentarsi anche di sistemazioni di altro tipo”. A suo avviso “sono tutti segni di una possibile riduzione di cittadinanza, un processo mai avvenuto prima nella storia della società industriale, che invece era fondata sul progetto della piena integrazione di tutti i cittadini”.

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