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PRATO, RAPPORTO CARITAS SULLE POVERTA’: AI CENTRI DI ASCOLTO UNO SU QUATTRO E’ ITALIANO

È italiano, anzi italiana, spesso laureata oppure è un piccolo imprenditore artigiano. Ha figli a carico e nel caso dell’uomo è separato o divorziato. È l’identikit del nuovo povero, di colui che per varie cause: mancanza o perdita del lavoro innanzitutto ma anche per una separazione, si rivolge alla Caritas diocesana di Prato. Persone che hanno oltrepassato la soglia della povertà, i cui profili sono contenuti nel report diocesano sulle povertà 2009 stilato dalla Caritas pratese.  Nel rapporto, presentato questa mattina nella sede di via del Seminario alla presenza del direttore Idalia Venco, del sociologo e consigliere Caritas Michele Del Campo e di Massimiliano Lotti, estensore del dossier, confluiscono i numeri raccolti dalla rete dei centri d’ascolto, dei dieci centri parrocchiali ma anche delle altre realtà presenti sul territorio: mensa La Pira, ambulatorio per Stranieri temporaneamente presenti e dai partecipanti alla rete Emporio della solidarietà: Comune, San Vincenzo, Centro di Aiuto alla Vita. Un ampio spaccato del problema povertà a Prato.I numeri, che si riferiscono all’anno 2009, dicono che la presenza di italiani è cresciuta, fino ad arrivare a superare un quarto del totale delle persone che si sono rivolte alla Caritas: 25,1% (contro il 23,3 dell’anno precedente).  In totale le persone che si sono presentate ai centri d’ascolto lo scorso anno sono state 3975 (le prime proiezioni dai dati di quest’anno dicono che le cifre dovrebbero mantenersi su questi livelli anche per il 2010). La crescita degli italiani si vede soprattutto nei nuovi arrivi: 399 italiani nuovi poveri lo scorso anno, il 20,7% dei 1920 nuovi che, in totale, si sono presentati. Un aumento di nuove presenze del 5%, piuttosto considerevole rispetto all’anno precedente e all’anno ancora prima, quando la fetta degli italiani che si rivolgevano per la prima volta alla Caritas era stabile intorno al 15%.In maggioranza chiedono aiuto le donne (67,5% del totale): in particolare le donne italiane sono il 64,6% dei nostri connazionali, le straniere il 68,5% degli immigrati. L’opposto di quanto accade alla Caritas di Firenze dove prevalgono gli uomini.«A Prato la povertà c’è e deve interrogarci su cosa possiamo fare per aiutare tutti coloro che sono in difficoltà» dice Idalia Venco. Per il direttore della Caritas «Questi dati ci dicono quanto sia necessario un welfare dal basso e un lavoro di rete con le istituzioni e il privato sociale». Di problema non soltanto economico ma anche di tenuta sociale della città e del distretto ha parlato Michele Del Campo, definendo queste povertà una «malattia del legame». «Oggi i legami familiari, amicali e lavorativi – ha spiegato il sociologo – si stanno indebolendo e la comunità nel suo insieme, ecclesiale e civile, deve riscoprire il valore della vicinanza». Secondo Del Campo «questi poveri non fanno rumore e non sono rappresentati e con questo report non abbiamo voluto raccontare solo la povertà ma segnalare quanta carità dobbiamo esprimere». Tornando al dossier notiamo come si sia allargata la tipologia di soggetti che vengono a chiedere aiuto. Ai centri d’ascolto arrivano adesso persone da una gamma molto più elevata di posizioni socio-economiche rispetto al passato. Un dato lo dimostra chiaramente: quello sul titolo di studio di chi si presenta alla Caritas: nel 35% dei casi sono persone con un diploma superiore o la laurea. Hanno un titolo di studio superiore il 10,2% degli italiani e il 33,9% degli stranieri; sono laureati il 9,2% degli stranieri, e lo 0,7% degli italiani. La difficoltà economica non riguarda più, quindi, esclusivamente particolari gruppi sociali, ma momenti specifici della vita – a causa della perdita del lavoro, di una separazione, di un lutto – con un rischio di scivolare che riguarda le classi più disparate. Una povertà a molte facce che richiede molto impegno per trovare strategie efficaci per fronteggiarla.Sul fronte stranieri da segnalare che rimane stabile la composizione dei gruppi etnici: Cina, Nigeria, Marocco, Romania, Albania, Georgia, sono le nazionalità prevalenti. Il 40,5% degli stranieri che si rivolgono alla Caritas provengono dall’Europa dell’est. «Sono in aumento le persone straniere che ci chiedono aiuto per tornare nel proprio Paese», sottolinea ancora Idalia Venco. «E questo crea problemi sociali non indifferenti: pensiamo a chi ha i figli che vanno a scuola e hanno cominciato un percorso di inserimento sociale».Dopo aver presentato il report ai sacerdoti della Diocesi la Caritas invierà il rapporto sulle povertà 2009 anche agli assessori e ai consiglieri comunali. «Un modo – conclude il direttore Venco – per porre interrogativi a chi rappresenta la comunità».