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PROCREAZIONE: CENTRO BIOETICA CATTOLICA, STRASBURGO AVALLA LEGGE 40

(ASCA) – “La recente sentenza della Corte di Strasburgo ha stabilito che vietare la fecondazione in vitro eterologa non costituisce in alcun modo una violazione dei diritti dell’uomo. Con tale sentenza, dal punto di vista giuridico viene indirettamente avallata la legge 40 italiana, che vieta, nell’ambito del processo di procreazione medicalmente assistita, il ricorso a donatori di gameti maschili o femminili estranei alla coppia”. è quanto si legge in una nota del Centro di Ateneo di Bioetica dell’Università Cattolica sulla recente Sentenza della Corte Europea sulla fecondazione eterologa in vitro. Inoltre, prosegue la nota, “questo pronunciamento pone un freno alla forzatura dei diritti dell’uomo che sono spesso stati fatti coincidere con i desideri e la volontà dei singoli e offre l’occasione per mettere in luce rilevanti aspetti giuridici e antropologici connessi al tema della famiglia. Occorre ripensare al fatto che la fecondazione medicalmente assistita trasforma il significato stesso della genitorialità. In particolare l’eterologa non offre la garanzia al nascituro di essere pensato dentro ad una relazione interpersonale esclusiva e si viola il suo diritto di conoscere la propria identità familiare. La genitorialità viene frammentata in una molteplicità di figure: i genitori biologici (i cosiddetti “donatori”), la madre gestante, i genitori sociali. Lo Stato non può certo rendersi complice di questa frantumazione delle relazioni. Questa sentenza si fa garante di un autentico significato di privacy, difendendo, almeno in linea di principio, come valore socialmente rilevante il nesso tra identità sociale e identità biologica al di là di un modello di pura efficienza pragmatica. In prospettiva del prossimo Incontro Mondiale delle Famiglie, il Centro di Ateneo di Bioetica sottolinea come la questione delle nuove tecnologie riproduttive imponga di riprendere e approfondire il significato umano e culturale dell’essere genitori”.