Italia

Poveri: Tarquinio (Avvenire), «Il buon Salvini e il suo sosia»

»Naturalmente Salvini sta agendo rigorosamente in incognito, come si addice a un politico che non cerca notorietà a buon mercato e rifugge dal battutismo». Ma, avverte Tarquinio, «un petulante e iroso sosia del segretario leghista ha preso subito il posto di Salvini e, prontamente affiancato da altri esternatori politici, ha deciso di regolare definitivamente i conti coi poaréti foresti (come il vescovo di Vittorio Veneto, Corrado Pizziolo, chiama i richiedenti asilo d’Africa e d’Asia, accomunandoli nella stessa predilezione cristiana ai poaréti nostrani). Ha preso di mira loro e, ovviamente, i pastori di una Chiesa che si preoccupa di accogliere e sostenere chi è nella debolezza e nel bisogno, dando una mano, anzi due, allo Stato che in tanti suoi servitori e, grazie a Dio, anche in alcuni lucidi esponenti politici di diverso orientamento mette a sua volta in campo un po’ di saggia visione del futuro e una dedizione ammirevole».

Il sosia di Salvini «ce l’ha in particolare con il segretario generale della Cei, il vescovo Galantino. E conduce, sempre il sosia, la sua polemica con la stessa volgarità che mesi fa, prima del generoso e segreto cambiamento agostano, valse su queste colonne al vero Salvini l’appellativo di ‘parolaio verde’». Allora, «l’originale capo leghista aveva preso a dare lezione ai vescovi e persino al Papa. E proprio sui poveri. Quelli di cui ora invece il buon Salvini si occupa durante le sue ferie di politico, in segreto, fianco a fianco coi preti e i laici ‘cattocomunisti’», che «chiacchierano poco e nulla, ma fanno molto».

«Qualcuno a questo punto – sostiene Tarquinio – avrà magari sorriso, sia pure senza allegria. Queste notizie sono in realtà una sola: c’è chi blatera e insulta per pessima politichetta e c’è chi si spende. E quelli che niente di serio fanno (e cercano per di più di avvelenare il cuore degli italiani) se la prendono smodatamente e odiosamente con coloro che invece fanno la cosa giusta e con chi, come i vescovi, la nostra bella e solidale gente motiva e difende». In realtà, «si può rispondere solo coi fatti, stando con più gioia accanto ai poveri. Che non hanno quasi mai il passaporto in regola e sono tutti uguali e tutti speciali. Perciò non si possono usare, soprattutto non gli uni contro gli altri. Chi ci prova – che creda o no in Dio, che riesca o meno a tacitare la coscienza – presto o tardi ne dovrà rendere conto».