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RAPPORTO CENSIS, DE RITA: NON ABBIAMO PIÙ FIDUCIA NELLO SVILUPPO DI UN POPOLO

“Davanti a un evidente processo simbolico di desublimazione, con il popolo che non manifesta più come tale un senso collettivo di responsabilità, forse ci salveranno le minoranze”: lo ha detto questa mattina a Roma Giuseppe De Rita, fondatore e presidente del Censis durante la presentazione dell’annuale “Rapporto sulla situazione sociale del Paese”, giunto alla sua 41° edizione. “Sballo, vaffa …, volgarità, rave party, scuola che on funziona, burle agli insegnanti, sono tutti sintomi di una situazione in cui collettivamente non abbiamo più fiducia nello sviluppo di popolo – ha proseguito De Rita -, mentre fino a pochi anni fa l’Italia aveva progredito proprio attraverso fattori di unione, quali i valori civici, le ideologie, la fede religiosa, la lotta al terrorismo, lo slancio creativo delle piccole e medie imprese”. “Sembra di assistere ad una crescente incapacità di fare tessuto sociale, a una società che anzi si trasforma in poltiglia, come mostrano anche i tentativi del PD di mettere insieme comunisti e cattolici, ipotesi che si raggrinzisce, e quelli di Berlusconi di richiamare a una identità di popolo sempre più labile”. Per De Rita oggi “il sociale non è migliore del politico e nemmeno dell’economico”.

“Com’è che l’Italia, nonostante tante difficoltà, fa quasi un 2 per cento di crescita del Pil all’anno e la gente è così depressa?”: se lo è chiesto Giuseppe Roma, direttore generale della Fondazione Censis alla presentazione dell’annuale “Rapporto” presso il Cnel. “La maggioranza degli italiani ha un umore collettivo basso, ma per fortuna ci sono alcune minoranze particolari che tengono alta la guardia”. Ha così citato “chi fa ricerca scientifica, coloro che si buttano nelle relazioni internazionali con le aziende che vanno all’estero, quelli che hanno scelto di vivere in realtà locali ad alta qualità di vita, chi è impegnato nell’integrazione degli immigrati, quelli che si ostinano a credere in un’esperienza religiosa attenta alle persone e alla complessità dello sviluppo, quelli che cercano nuove forme di coesione sociale con associazioni, gruppi, movimenti”. “Queste realtà – secondo Roma – unite alle imprese innovative, alle 145 mila micro imprese, un quarto del totale, che fanno ricerca avanzata, ai settori emergenti quali logistica, economia del mare, utilities, sono la pattuglia avanzata che ha agganciato la mondializzazione. Speriamo che questa pattuglia sia in grado di trascinare con sè un numero crescente di persone”.

“Nelle scuole superiori italiane solo il 27 per cento degli studenti si dichiara soddisfatto ed è brillante come risultati. Il resto sono studenti spesso apatici, che ci vanno perchè lo vuole la famiglia, che non sono motivati e non si aspettano molto per il futuro”: così il direttore generale del Censis Giuseppe Roma sul tema della formazione delle giovani generazioni. Il 41° rapporto del Censis evidenzia, a questo proposito, la necessità di “rafforzare l’azione dei servizi di orientamento, con particolare riferimento al sottosistema della formazione professionale”. Aumenta intanto la presenza di studenti con cittadinanza non italiana: erano 240 mila nell’anno 2003 e oggi sono oltre 500 mila, ponendo al corpo docente non pochi problemi di integrazione culturale. Un problema grave rimane quello dei “flussi del sapere” da Sud verso Nord, con impoverimento delle regioni meridionali che nel frattempo devono far fronte a una perdurante presenza mafiosa. “Se pensiamo che il 22 per cento della popolazione italiana è condizionata da presenza criminale – ha detto Roma – ci rendiamo conto del perché quattro regioni in particolare abbiano bisogno di una particolare spinta propulsiva per uscire da questa emergenza”. “Il problema dei giovani d’oggi – ha concluso il direttore del Censis – è di avere dei metodi per scegliere tra la quantità enorme di informazione che circola nel mondo”.

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