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RIFUGIATI: MONS. TOMASI (SANTA SEDE), SOLIDARIETÀ E «SRADICAMENTO DELLE CAUSE»

La realtà degli esodi forzati “non è un fenomeno isolato dalle altre realtà sociali” ma “il risultato di decisioni politiche, di mancanza di azioni preventive, ed anche di eventi naturali imprevisti”. “Per questo rientra nelle responsabilità dello Stato e della comunità internazionale”. Lo ha detto mons. Silvano M. Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite di Ginevra, intervenuto ieri alla 59ª sessione generale del Comitato esecutivo dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) in corso fino al 10 ottobre. Nel suo discorso, diffuso oggi dalla sala stampa vaticana, mons. Tomasi ha rilevato che “lo sforzo continuo di tutelare i diritti umani di tutti i profughi è in linea con una coerente etica di vita e con una sempre maggiore attuazione della Dichiarazione universale dei diritti umani di cui quest’anno celebriamo il 60° anniversario”. “Oggi – ha osservato – i riflettori dell’opinione pubblica sono puntati sulla crisi dei mercati finanziari, sull’attuale forma dell’organizzazione economica e sulla irresponsabilità e avidità di alcuni dirigenti che la hanno provocata”. “Le conseguenze” di questa crisi “producono un grave impatto sui gruppi vulnerabili della società e dimostrano l’interconnessione e la mancanza di equità nel mondo”.Identificando nei “cambiamenti climatici”, che “provocano scarsità di cibo e di acqua, degrado dell’ambiente e aumento dei disastri naturali”, e nei conflitti i principali responsabili della “intensificazione degli esodi forzati” di milioni di persone, mons. Tomasi ha affermato la necessità di “risposte politiche, assistenza immediata e capacità tecniche”; ma ha precisato che “occorre mettere al centro del dibattito” sulla protezione di rifugiati e profughi “una chiara dimensione etica”. Diversi gli strumenti di tutela: oltre alla Convenzione di Ginevra del 1951, il diplomatico vaticano ha rammentato recenti documenti riguardanti “nuovi gruppi bisognosi di protezione: apolidi, persone che rientrano e sfollati interni” e ha sottolineato l’urgenza di “adeguare gli strumenti giuridici all’evoluzione” del fenomeno. Tuttavia, ha ammonito, “anche se gli strumenti giuridici sono necessari, alla fine una cultura della solidarietà e lo sradicamento delle cause degli esodi forzati dovranno sostenere il sistema di protezione”.Sir