Italia

Rapporto Caritas-Sicet, triplicate in 10 anni le famiglie costrette alla coabitazione

La ricerca è stata condotta tra aprile e giugno 2014 su un campione di 1000 persone che frequentano i centri di ascolto Caritas e Sicet, in 15 città metropolitane. È la prima volta che Caritas italiana si cimenta su un tema che riguarda le famiglie cosiddette «normali» e non le persone in situazioni di emarginazione, segno che «il diritto all’abitazione sta diventando in Europa il primo diritto negato alle persone a rischio povertà, ancora prima del diritto al lavoro e alla salute».

«Non è un problema solo italiano perché l’80% delle Caritas europee afferma che il diritto alla casa è il più difficilmente esigibile dai poveri», ha detto don Soddu, ricordando che il 63% delle persone contattate dalla Caritas «utilizza mense, docce ed empori solidali pur vivendo in famiglia perché non possono pagare le bollette ». Don Soddu ha poi criticato il recente recepimento di una direttiva europea che «ha inserito un codicillo nei contratti tra banche e clienti, per cui se non vengono pagate sette rate del mutuo le banche possono espropriare le case senza aspettare la sentenza: è una dolorosa e scandalosa situazione, perché a pagare le spese, in questi anni di crisi, sono sempre i più deboli e indifesi». Il direttore della Caritas ha poi illustrato l’impegno nel settore abitativo, con 87 Caritas diocesane attive sul territorio con sportelli di orientamento, case di accoglienza, co-housing, fondi di garanzia per il sostegno all’affitto e sostegno all’autocostruzione.

Il disagio abitativo non è dato solo dalla difficoltà a trovare un alloggio e a sostenere le spese ingenti per l’affitto o il mutuo: dal 2001 al 2011 sono quasi triplicate le famiglie costrette a condividere una abitazione (da 236.064 a 695.908), con una crescita pari al 194,8%. Le famiglie coabitanti – diffuse soprattutto nell’Italia Centrale e nelle regioni del Nord Est – rappresentano il 2,8% del totale delle famiglie in abitazione.  Dal rapporto emerge che l’11,1% delle persone che vivono in affitto sono prive di contratto; il 26,6% non riceve nessuna ricevuta; il 32,6% ottiene una ricevuta di importo inferiore alla rata d’affitto.

Circa la metà degli italiani che si rivolgono ai centri di ascolto Caritas e Sicet spendono metà del reddito per le spese di affitto o mutuo e hanno difficoltà a coprire le spese. Vivono spesso in case sovraffollate (il 27,2%), danneggiate (47,3%), con poca luce (20,4%), in zone con problemi di criminalità (45%), mancanza di aree verdi (35,9%) o carenza di trasporti/collegamenti (28,8%). L’8,5% abita in stanze o posti letto. «Stanno emergendo nuove povertà anche tra chi paga il mutuo, persone tradizionalmente estranee all’esclusione sociale, non abituate ad interagire con i servizi sociali e gli enti di carità», ha osservato Walter Nanni, responsabile dell’ufficio studi di Caritas italiana.  Un disagio abitativo che si concretizza anche in provvedimenti esecutivi di sfratto in aumento (+5% rispetto all’anno precedente) e pignoramenti (il 16% degli utenti Caritas), con una situazione di edilizia residenziale pubblica carente (650mila domande di alloggi senza risposta). L’identikit delle persone sottoposte a sfratto vede persone tra i 50 e i 64 anni, il 63,8% sono disoccupati, il 58,6% con famiglie numerose e il 51,9% con minori in famiglia. Di contro Nanni ha denunciato la difficoltà degli italiani ad accedere alle misure di sostegno abitativo: «Il 36% ha avuto problemi di questo tipo», vale a dire che le misure sono «insufficienti, carenti o poco efficaci».

«Il 2016 sarà l’anno dell’impegno per la casa come priorità del ministero e l’anno della svolta. In cinque anni non ci sarà più un alloggio sfitto» nel patrimonio residenziale pubblico. È l’impegno che si è assunto oggi il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Graziano Delrio, intervenendo alla presentazione del rapporto sulla casa realizzato da Caritas italiana, Cisl e Sicet. Delrio ha affermato che «recuperare almeno 7mila alloggi nel 2016 sarà il minimo. Mi sono dato questo obiettivo in accordo con Comuni e Regioni». «Se falliremo, anche nei piani di riqualificazione energetica – ha detto – sarà un fallimento di Stato, Regioni e Comuni». Perciò è necessaria, per Delrio «una grande alleanza» della politica con i sindacati e le associazioni di volontariato per affrontare l’emergenza abitativa e «riconoscere i diritti». «La pianificazione urbanistica – ha sottolineato – non è solo mettere soldi e costruire ma costruire bene e nei posti giusti, perchè la pianificazione che ghettizza non va bene».