Italia

Rei: Alleanza contro la povertà ricevuta da Gentiloni. Rossini: «memorandum con il governo segna un metodo nuovo»

I rappresentanti delle 37 organizzazioni, che compongono l’Alleanza, sono stati ricevuti a Palazzo Chigi dal presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. I punti d’intesa raggiunti riguardano, come si legge in una nota, «i criteri per determinare l’accesso dei beneficiari della misura, i criteri per stabilire l’importo del beneficio, i meccanismi per evitare che si crei un disincentivo economico alla ricerca di occupazione, l’attivazione di una linea di finanziamento strutturale per i servizi alla persona, il finanziamento dei servizi, l’individuazione di una struttura nazionale permanente che affianchi le amministrazioni territoriali competenti, la definizione di un piano operativo per la realizzazione delle attività di monitoraggio continuo della misura e la definizione di forme di gestione associata della stessa».

L’Alleanza «ringrazia il Parlamento, il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e il premier per il lavoro svolto che ha fatto registrare un passo in avanti notevole rispetto al passato», ma «non considera esaurito questo percorso e chiede che, sin dai prossimi provvedimenti di bilancio, siano assicurate le risorse che permettano in tempi ragionevoli la definizione di un Piano di contrasto alla povertà». In particolare sono due i punti da sviluppare: «La definizione di un piano pluriennale di carattere universalistico che si ponga l’obiettivo di raggiungere in tempi definiti tutte le persone in condizioni di povertà assoluta, secondo il criterio dell’intensità di povertà. L’articolazione del fondo povertà in due componenti: una destinata all’erogazione del contributo economico e l’altra ai servizi alla persona. Abbiamo bisogno di inclusione, e per farlo occorre strutturare ad hoc il welfare locale oggi ancora inadeguato». L’Alleanza contro la povertà ritiene, infatti, «fondamentale che l’incremento delle risorse, il carattere universalistico dell’intervento e lo sviluppo dei servizi alla persona sul territorio procedano di pari passo. Solo così il Rei (Reddito di inclusione) potrà diventare realmente uno strumento valido per la loro inclusione sociale. In caso contrario, si ridurrà a un mero trasferimento monetario assistenzialistico che non riuscirà a intervenire e a correggere le cause della povertà».

«Iniziamo una fase che inaugura un nuovo modo di pensare l’intervento pubblico in tema di povertà», ha affermato il portavoce dell’Alleanza contro la povertà, Roberto Rossini (che è anche presidente delle Acli). Rossini ha tenuto a sottolineare «l’innovatività di questo metodo di lavoro, che ha consentito ai diversi soggetti coinvolti di riconoscersi e di condividere un processo che ha portato alla sottoscrizione del primo memorandum sociale».

Dopo aver ripercorso i punti dell’intesa, che riguarda il Reddito d’inclusione (Rei) e l’attuazione della legge delega contro la povertà, il portavoce dell’Alleanza ha osservato che nel nostro Paese «sembra che la politica fatichi a tenere su alcuni provvedimenti, perché per arrivare ad un risultato è necessario stare sui temi e non cedere alla volubilità dell’agenda, studiare la legislazione e non cadere nella banalità degli slogan». «Noi – ha aggiunto – abbiamo incontrato parlamentari, amministratori, dirigenti e tecnici politici realmente preparati e competenti, appassionati e desiderosi di contribuire al bene comune di questa Repubblica». «Dovremmo avere il coraggio di riconoscere – ha concluso Rossini – che nell’agorà della politica non mancano persone che contribuiscono a costruire la democrazia di tutti. Per questo ci permettiamo di affermare che l’Alleanza contro la povertà è stata anche un’occasione per pensare e fare una buona politica».