Italia

SBARCHI A LAMPEDUSA: ZERAI (HABESHIA), ALLARME PER GOMMONE 68 ERITREI DA LIBIA

Non si hanno ancora notizie del gommone di 68 persone diretto a Lampedusa, che ieri sera ha lanciato un Sos telefonico a don Mussie Zerai, presidente dell’Agenzia Habeshia, perché erano rimasti senza benzina a 60 miglia dalla Libia. C’è inoltre un altro barcone di 180 eritrei segnalato questa mattina da don Zerai alla guardia costiera ed ancora in acque internazionali. “Stamattina ho tentato varie volte di richiamare chi viaggia sul gommone ma il telefono continua a squillare a vuoto, e questo mi fa molto preoccupare – racconta al SIR don Zerai -. Sono uomini, donne e bambini eritrei. La guardia costiera, con cui sono in contatto, non li ha ancora rintracciati”. Questi eritrei fanno parte dei tanti rifugiati assistiti a Tripoli dalla Chiesa cattolica (circa 2500). Appena iniziati i bombardamenti della comunità internazionale stanno tentando, impauriti, ogni via di fuga per allontanarsi da Tripoli. “Hanno deciso di affidarsi ai trafficanti perché non c’era altra via d’uscita – prosegue don Zerai -. Noi abbiamo suggerito di fuggire verso la Tunisia e rifugiarsi nei campi profughi. Qualcuno è andato verso la Tunisia (circa 800 eritrei e 500 etiopi). Altri hanno scelto di affidarsi ai barconi di fortuna”.Don Zerai – che da settimane chiede all’Unione europea di farsi carico di questa situazione – non riesce ancora a quantificare esattamente il numero degli eritrei ed etiopi arrivati in Italia e di quelli ancora in Libia ma azzarda lo stesso delle cifre: “Tra ieri e l’altro ieri dovrebbero essere arrivati circa 600/650 eritrei a Linosa, poi trasferiti a Porto Empedocle e in altri centri. Il governo italiano ne aveva già portati in Italia 110 in due successive evacuazioni umanitarie”. “Difficile capire quanti sono rimasti a Tripoli – aggiunge -, perché c’è un grande movimento di persone, tra chi continua ad andare verso la Tunisia e chi invece sta aspettando di partire con i barconi”. Nel grande caos umanitario don Zerai ricorda però la nascita del bimbo a bordo del barcone in viaggio verso l’Italia – madre eritrea, padre etiope – come “un grande segno di speranza”. Il bambino è stato infatti chiamato Yeabsera, che significa “dono di Dio”.Sir