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SCUOLA CATTOLICA: PRESENTATO IL NONO RAPPORTO DEL CSSC DEDICATO AGLI STUDENTI

Vivono in famiglie dove sono presenti entrambi i genitori (nell’80-85% dei casi), scelgono la scuola cattolica fin dall’inizio del percorso di studi, confermando tale scelta “lungo i principali passaggi di livello”, e hanno un curriculum dove raramente si contano delle bocciature. È l’identikit degli studenti che frequentano le scuole cattoliche di primo e secondo grado, come emerge dal nono rapporto del Cssc (Centro studi per la scuola cattolica), “In ascolto degli studenti. Scuola cattolica in Italia”, presentato oggi a Roma. 2.545 i soggetti coinvolti nell’indagine, di età compresa tra i 13 e i 19 anni, per il 34% studenti della secondaria di 1° grado, per il 51% studenti di quella di 2° grado e nel restante 15% allievi della formazione professionale. Diverso, invece, è il profilo di chi frequenta questi ultimi istituti: gli allievi della formazione professionale, rileva il rapporto, “si distinguono per presentare un tasso leggermente più elevato di provenienza da famiglie-problema dal punto di vista della composizione della coppia genitoriale”, mentre “quasi nessuno proviene da una pregressa esperienza nelle scuole cattoliche, e la loro attuale presenza in strutture formative d’ispirazione cristiana va attribuita, in almeno la metà dei casi, agli insuccessi cui sono andati incontro lungo la loro carriera scolastica, o comunque a uno stato di debolezza del proprio bagaglio culturale”.

La differenza tra studenti della scuola secondaria e allievi della formazione professionale si misura anche nei giudizi d’ingresso, che mostrano “come il livello degli intervistati sia generalmente piuttosto alto nei due gradi scolastici e basso nella formazione professionale, confermando così un certo pregiudizio che vuole la scuola cattolica in senso stretto frequentata da un’elite di studenti, non solo sociale ma anche culturale, e la formazione professionale un’istituzione destinata prevalentemente al recupero dell’insuccesso scolastico”. Guardando al background familiare, nel primo caso i genitori sono per il 90% diplomati o laureati, mentre nel secondo caso la loro formazione si ferma alla scuola dell’obbligo per il 54,3%, e i restanti sono quasi tutti diplomati, con una scarsa percentuale (3,6-4,4%) di laureati. Riguardo ai “valori religiosi”, inoltre, secondo il rapporto vi è una “progressiva rarefazione dell’appartenenza religiosa, della stima per l’importanza vitale della religione e della fede effettivamente praticata”, legata al “crescere dell’età” e al “dilatarsi degli orizzonti e dei contesti dell’esistenza”. Mentre un terzo degli studenti (un quarto tra chi frequenta i corsi di formazione professionale) appartiene ad associazioni, per la metà di ispirazione cristiana.

Infine, il rapporto segnala “la sostanziale positività del rapporto con la scuola”. “Gli studenti di scuola cattolica in genere risultano abbastanza fortunati perché incontrano almeno un insegnante che diventa per loro punto di riferimento importante. Percentuali oscillanti tra i due terzi e i tre quarti dichiarano di aver incontrato un docente significativo o più di uno nella loro vita scolastica e addirittura poco meno del 15% degli studenti di 1° grado ritiene che siano importanti quasi tutti i docenti”. Mentre sul versante confessionale “la scuola cattolica è percepita genericamente agli studenti e dagli allievi più come istituzione formativa che come luogo di esperienza religiosa: la differenza specifica della scuola cattolica è data dalla sua gestione privata, mentre gli indicatori di carattere religioso appaiono quasi sempre poco rilevanti”. Tra i “punti di forza”, in conclusione, vi sono “l’attenzione ad ogni singolo alunno e la qualità degli insegnati”, mentre il principale “punto di debolezza” evidenziato è “la prevedibile segnalazione dell’entità dei costi quale fattore critico preponderante”.

Sir