Italia

Sardegna, funerali a Olbia per sei vittime. Mons. Sanguinetti: «Un pomeriggio buoi di morte»

Una cerimonia molto triste, con larga partecipazione popolare, davanti alla quale il vescovo ha subito ricordato che si tratta del «prezzo più alto che la Città di Olbia e la Gallura intera hanno pagato a questo pomeriggio di buio e di morte», richiamando anche gli altri 4 morti di altre parti della Sardegna. Citando le parole della Scrittura: «Quando era mezzogiorno si fece buio su tutta la terra», con le quali l’evangelista Marco introduce il racconto della morte di Cristo, il vescovo ha parlato di «buio e sommovimento della terra, come di un terremoto», sottolineando che «sono i due segni terrificanti che fanno da sfondo e contorno al grido di Gesù, che sulla croce sta per esalare l’ultimo respiro». Un grido che rappresenta «il drammatico urlo di dolore del Figlio di Dio, che nella sua umanità non ha voluto sottrarsi alla terribile esperienza del dolore e della morte, come segno supremo di solidale condivisione e partecipazione a ogni dolore umano, anche nella sua forma più estrema, che è la morte».

Il vescovo ha sottolineato come «le proporzioni e la profondità di questa tragedia sono negli occhi, nel cuore e nella consapevolezza di tutti noi. Sono risuonate nella loro drammatica realtà le parole del Vangelo e quelle immagini che accompagnano la morte di Gesù. Parole e immagini che abbiamo sentito, visto e rivissuto quel tragico pomeriggio e sera di lunedì scorso. Parole e immagini che rimarranno ben impresse nella memoria e nella coscienza di tutti noi». Ha quindi ricordato la verità centrale della fede cristiana e, cioè, che «se Cristo è risorto, anche noi siamo chiamati a risorgere con lui. Questo annuncio consolante, solo quest’annuncio di un ‘Dio dei vivi, non dei morti’, è capace, per chi ha il dono della fede, di leggere e vivere l’immane tragedia che ci ha investiti dentro una luce di speranza e non di disperazione». «Il buio, portatore di morte, quasi alla stessa ora del racconto evangelico, ha pervaso con le sue cupe ombre buona parte della Sardegna, la nostra città di Olbia e l’intera Gallura – ha poi proseguito -. La forza devastante dell’acqua, come una bomba, ha raso al suolo tutto ciò che ha trovato sulla propria strada: vite umane, case, campi, piante, animali, i frutti del lavoro dell’uomo, della fatica di una vita».

«E questi fratelli e sorelle che hanno perso la vita nel disperato tentativo di salvarsi, queste due tenerissime innocenti creature, Morgana ed Enrico, per tutti, sono il frutto più amaro e cocente della forza distruttrice di quella montagna d’acqua, senza precedenti, che si è riversata nell’arco di poche ore su città, campi e montagne», ha detto ancora nell’omelia il vescovo Sanguinetti, aggiungendo che «tutti sentiamo il bisogno di trovare un senso in ciò che stiamo vivendo». La risposta che ha dato è legata alle parole: «Se Cristo è risorto, anche noi con lui risorgiamo». Un annuncio di vita, un annuncio di speranza, di futuro, di eternità! È la luce nella quale vediamo immersi questi fratelli e sorelle che ci hanno lasciato, concludendo prematuramente e tragicamente la loro esistenza terrena». Al termine dell’omelia ha voluto lanciare un appello: «Non possiamo lasciare inascoltato il tragico monito che questa catastrofe porta con sé. Siamo tutti ben consapevoli che anche in tanti degli eventi calamitosi che si succedono sempre più frequenti nel mondo, come quello che ci ha colpito in questi giorni, non è estranea la mano e la volontà dell’uomo. Ma anche gli esiti disastrosi di tali eventi, per quanto eccezionali e ormai incontrollabili, sarebbero meno devastanti, se in passato e anche oggi avessimo imparato a rispettare il creato, le sue leggi e i suoi ritmi».