Italia

Scuola paritaria, sblocco dei fondi: il commento di Fism e Agesc

«La decisione del massimo organo della giustizia amministrativa – spiega la Fism – pone di fatto le basi perché il ministero dell’Istruzione provveda, con effetto immediato, all’erogazione dei contributi, anche in ragione del fatto che molte scuole hanno addirittura dovuto bloccare il pagamento degli stipendi in attesa delle risorse». «La vicenda – sottolinea la Fism – è la prova che le modalità di distribuzione dei contributi è tutta da riformare, ma non certo per la questione degli aiuti di Stato, come vorrebbe Aninsei, che era già stata risolta nel 2012 dall’Unione europea, che ritiene la funzione pubblica di istruzione un’attività non economica». Invece, aggiunge la Fism, «è necessario arrivare a una forma di convenzionamento (trasformando gli attuali capitoli di spesa in un fondo di dotazione nazionale) fra i soggetti non statali ma accreditati dalla parità e che esercitano la funzione pubblica di istruzione e il ministero che eroga le risorse», per «dare certezze alle famiglie, ai lavoratori e a tutto il mondo paritario che costituisce un asse portante del sistema nazionale di istruzione». «Non fosse altro – conclude la Fism – che per il milione di alunni che lo frequenta e per la funzione pubblica essenziale in larghe aree del Paese, soprattutto per la scuola d’infanzia».

«Lo sblocco dei fondi alla scuola paritaria è una rivincita del buon senso sull’ottusità della burocrazia». Così Roberto Gontero, presidente dell’Agesc (Associazione genitori scuole cattoliche), all’indomani del «tanto sospirato sblocco». «Quei 500 milioni di euro erano dovuti, ancorché con grande ritardo, e non risolveranno certo il problema tutto italiano della mancanza di libertà di scelta educativa». Per Gontero, infatti, «si tratta di soli 500 euro l’anno, rimasti congelati per 16 mesi, per l’alunno che frequenta la paritaria, a fronte dei 9mila euro di spese correnti per ogni alunno della scuola statale». «Non voglio difendere la scuola cattolica – sottolinea Gontero – ma il diritto costituzionale dei genitori di scegliere liberamente la scuola per i figli». I sistemi scolastici statale e paritario, aggiunge, «devono essere virtuosamente concorrenziali. In Italia invece vince il centralismo e le scuole paritarie agonizzano. Abbiamo 35mila alunni a rischio abbandono scolastico – sono dati Eurispes –, praticamente una cittadina di provincia che non apre mai un libro». Con questi dati, «che portano al 15% l’abbandono scolastico, pure guadagnando 4 punti dal 2009 ma mantenendo il nostro Paese tra i peggiori delle 28 nazioni, l’Italia rimane lontana dall’obiettivo europeo del 10% entro il 2020». E, nonostante ciò, «lo Stato lascia chiudere 350 scuole paritarie che ampliano l’offerta formativa, senza muovere un dito in difesa della libertà di educazione». Non solo: nel «nuovo modello di ‘Scuola al centro’, per combattere la dispersione scolastica, i finanziamenti vengono destinati soltanto alle  scuole statali, ignorando di fatto  la legge dello Stato 62/2000». In questo modello, osserva Gontero, «le scuole paritarie, e quindi studenti e famiglie, non hanno un ruolo, anzi vengono discriminate perché non statali». «Non sono privilegi quelli che chiediamo – conclude –, ma diritti negati, in una Repubblica ancora malata di statalismo e di scarsa libertà».