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Stepchild adoption: Gandolfini (Dnf), «giurisprudenza creativa offre presupposti per utero in affitto»

«A favore del ricorso in questione si era peraltro espressa la Procura Generale della Corte stessa che aveva inoltre chiesto che su questo tema si esprimessero le sezioni unite della Cassazione, proprio per dare un orientamento univoco a tutti gli attori che fanno giurisprudenza – ha aggiunto Gandolfini -. La prima sezione civile ha invece ignorato la richiesta della Procura generale dimostrando l’inclinazione ideologica del suo operato. Come ideologiche sono altre sentenze dei tribunali locali che si sono espressi a favore della step-child almeno un anno e mezzo prima delle unioni civili». «Oggi – conclude Gandolfini – vengono inoltre smentiti tutti quei parlamentari della maggioranza che hanno votato le unioni civili dicendo che l’esclusione della stepchild-adoption dalle legge avrebbe senz’altro arginato l’ondata di giurisprudenza creativa», conclude Gandolfini.

Anche il Centro studi Livatino interviene sulla sentenza. «La decisione della 1a sezione civile dalla Corte di Cassazione sulla step child adoption – si legge in un comunicato – si pone in contrasto con quel ‘superiore interesse del minore’ che ha costituito finora il pilastro dell’ordinamento, e che in tal modo viene scardinato». Nell’esprimere preoccupazione «per questa deriva, giunta fino alla sede di legittimità», il Centro studi Livatino ricorda «come si sia di fronte all’esito voluto – come lo stesso Centro ha più volte denunciato nei propri documenti -, della recente legge sulle unioni civili». Per il Centro infatti «quando il comma 20 dell’articolo unico equipara le disposizioni in cui si richiama il termine ‘coniuge’ alla parte unita civilmente e aggiunge che ‘resta fermo quanto previsto e consentito in materia di adozione dalle norme vigenti’, ha in mente esattamente la giurisprudenza che oggi trova la sua conferma in Cassazione. Con buona pace di chi, al momento del voto della legge, ha vantato l’esclusione della step child adoption». La sentenza di oggi, conclude la nota, «è una ulteriore sconfitta della tutela dei minori: che può essere rimediata solo da un approfondito e coraggioso rilancio delle ragioni della famiglia e dei figli».