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TERREMOTO: IL VESCOVO, I BAMBINI MORTI SONO GIÀ NEL MISTERO DI DIO

Si sono svolti ieri a S. Giuliano di Puglia i funerali delle 29 vittime, di cui 26 bambini, del terremoto che il 31 ottobre ha sconvolto il Molise. Tra le autorità, era presente il Presidente della Repubblica con la moglie. Alla celebrazione, presieduta dal Nunzio apostolico per l’Italia, mons. Paolo Romeo, ha partecipato mons. Giuseppe Betori, segretario della Cei: “Sono qui – ha detto – per rendere visibile l’amore e la comunione di tutta la Chiesa italiana con la Chiesa molisana: oggi si pregherà per le vittime in tutte le chiese italiane. Vogliamo celebrare insieme il Signore risorto”.

“In questi giorni anche noi abbiamo gridato come Gesù sulla croce: ‘Padre perché mi hai abbandonato?”: sono le parole con le quali mons. Tommaso Valentinetti, vescovo di Termoli- Larino, ha dato voce durante i funerali delle vittime del terremoto del Molise al grido di dolore che in questi giorni più volte è sgorgato dalle bocche e dai cuori dei genitori dei bambini rimasti uccisi nel crollo della loro scuola ma anche di coloro, abitanti di S. Giuliano di Puglia e dei comuni limitrofi coinvolti dal sisma, soccorritori, forze dell’ordine, volontari e molisani tutti che questo dramma hanno vissuto da vicino. “Siamo qui riuniti nella celebrazione dell’Eucaristia – ha proseguito mons. Valentinetti – per prendere coscienza della nostra fragilità umana ma anche per chiedere il coraggio di entrare nel mistero della Creazione che ‘attende di essere liberata’. Come credenti, vogliamo vivere nella fede e aspettiamo la resurrezione di questi corpi che sono stati strappati al nostro affetto”.

“Il Signore – ha detto ancora il vescovo di Termoli-Larino – dalla cattedra della Croce ci insegni ad entrare nel mistero della morte e della resurrezione. I bambini di cui celebriamo i funerali sono già in questo mistero: chiediamo ad essi, che contemplano il volto di Dio, la grazia di essere consolati”. “Ora che avete conosciuto la regione del Basso Molise – ha concluso il presule rivolto ai molti rappresentanti delle istituzioni dello Stato presenti – aiutateci nella ricostruzione perché la gente di questi paesi possa rimanere nella propria terra e non sia costretta ancora una volta a staccarsi dalle proprie radici, magari definitivamente”.

La preoccupazione per il futuro della comunità di S. Giuliano, dopo il richiamo del vescovo di Termoli Larino, affiora anche nelle parole di don Ulisse Marinucci, prete da 5 anni e parroco da appena due settimane: “Questa che mi è stata affidata – ha dichiarato al Sir – è una bella comunità. Nelle due settimane in cui sono stato qui, avevo già incontrato il Consiglio pastorale, l’Azione cattolica e le altre associazioni e avevo trovato una estrema disponibilità e una grande volontà di crescere come Chiesa, puntando in particolare sulla formazione. Il terremoto ha bloccato questo slancio ma sono convinto che, superati i momenti più dolorosi e purchè sorretto da un aiuto efficace, il paese saprà riprendere il suo cammino, più compatto di prima”. “E’ difficile capire come poter essere parroco oggi in una comunità che ha perso tutti i suoi luoghi di aggregazione, dalla parrocchia al bar. Occorre lavorare tutti insieme, uniti, per non correre il rischio di lacerazioni del tessuto sociale. Sarà l’oggi di ogni giorno – ha concluso don Marinucci – ad indicarci la strada”.

L’oggi per la scuola di San Giuliano può essere anche solo una tenda della protezione civile con alcuni semplici strumenti per riunire i bambini e aiutarli a superare il trauma che stanno vivendo: è quanto ha chiesto Anna Calzolaro, maestra della distrutta scuola materna del paese, al ministro della scuola. “Abbiamo perduto tutto – ha detto al ministro insieme alla collega di quinta elementare Clementina Simone, miracolosamente scampata al crollo – ma è urgente ricostruire presto la scuola. Siamo pronte a cominciare subito, sotto una tenda, per stare insieme con i ragazzi, alcuni dei quali hanno perso i fratellini. Vi chiediamo di non abbandonarci: sarebbe importante se altre scuole potessero ‘gemellarsi’ con noi e far sentire il loro affetto e la loro vicinanza ai ragazzi di S. Giuliano”.

Al ministro che elogiava il loro coraggio, hanno risposto semplicemente: “Qualunque altra maestra al nostro posto avrebbe fatto altrettanto”.Ricostruire le case, riprendere il corso normale della vita, questo chiedono gli abitanti di S. Giuliano, e riabbracciare i bambini che sono ancora in ospedale e hanno mandato un messaggio per il funerale dei compagni di banco: “Non vi dimenticheremo mai. Ciao”. Sir