Italia

Terremoto, imprenditore rideva pensando alla ricostruzione di Amatrice

L’uomo è ora agli arresti domiciliari. Intercettato nell’ambito della nuova inchiesta della procura dell’Aquila su presunte mazzette nella ricostruzione pubblica, Giustino – scrive il Gip nell’ordinanza – «ride» mentre è al telefono con il geometra della sua stessa ditta, Leonardo Santoro, anche lui ai domiciliari. Santoro gli racconta della conversazione con Lionello Piccinini, dipendente del Mibact Abruzzo e anch’egli ai domiciliari, dopo le scosse di Amatrice: «Se ti posso essere utile, voi fate l’elenco, mo’ dovete fare uno screening dei beni sotto vostra tutela: se vi serve qualcosa per i puntellamenti, via dicendo, noi siamo a disposizione». «Siamo strutturati, abbiamo una struttura potentissima e abbiamo bisogno di fare qualcosa per tenerci attivi». Questo il racconto, costellato di risate di Giustino. Nelle 183 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice Giuseppe Romano Gargarella, si legge che dopo che la terra ha tremato nel Centro Italia «gli imprenditori monitorati da questo ufficio, tra i quali hanno assunto un comportamento particolarmente cinico i rappresentanti della società l’Internazionale, hanno cercato nuovi incarichi, grazie ai rapporti diretti con i pubblici funzionari».

Intanto ieri ad Accumuli sono state consegnate le prime 30 soluzioni abitative di emergenza delle 71 previste.

Mons. Pompili: «Raccapricciante». «Inaccettabile e raccapricciante»: così mons. Domenico Pompili, vescovo di Rieti, commenta al Sir la nuova inchiesta della Procura de L’Aquila su presunte mazzette nella ricostruzione pubblica che vede protagonista l’imprenditore Vito Giuseppe Giustino, 65enne di Altamura (Ba), presidente del Cda della società cooperativa l’Internazionale. Tuttavia, ammonisce il vescovo, «davanti a un episodio come questo non dobbiamo avere lo sguardo miope. Quello, cioè, che si ferma davanti a ciò che io posso ricavare da situazioni di questo tipo. Questa miopia è ciò che frena la ricostruzione che invece ha bisogno di gente disinteressata e che guardi al bene comune e non a quello personale o particolare». «Tutti siamo chiamati a fare ordine – esorta mons. Pompili – e non proiettiamo su altri quello che è un problema che riguarda tutti: come evitare il bene o l’interesse particolare per raggiungere il bene più ampio. Ciò vuol dire pensare alle cose che servono a tutti come le infrastrutture e tutto ciò che ha a che fare con il pubblico. Fare bene queste cose significa evitare che in futuro qualcuno possa perdere la vita». Parlando del prossimo 24 agosto, quando verrà ricordato il primo anniversario del terremoto, mons. Pompili non ha dubbi: «Sarà un giorno di preghiera e di silenzio per ricordare le vittime. Solo questo e niente altro».