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Terremoto in Centro Italia. La situazione aggiornata e il numero dei morti

Ad Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto queste forse sono le ore più dolorose. Si continua ancora a scavare, senza sosta, con ogni mezzo a partire dalle mani, perché non bisogna mai perdere la speranza, ma tutti sanno che più passa il tempo più diventa improbabile trovare persone ancora in vita sotto le macerie. E nello stesso momento ci si comincia a rendere conto con sempre maggiore consapevolezza della portata della tragedia. Se la devastazione dei centri abitati è apparsa subito evidente, adesso è la progressione del numero delle vittime che scava dentro l’anima.

Siamo ufficialmente arrivati a 241 morti, 195 sul versante reatino, 46 su quello ascolano. Ma non è finita. Ci sono situazioni sul territorio ancora da esplorare, ma nello stesso centro di Amatrice – in quel che poco che resta di esso – nessuno sa con esattezza che conseguenze abbia avuto in termini di vite umane il crollo dello storico hotel «Roma». Tutta la questione dei numeri (ma ricordiamolo: si parla di persone umane e ogni unità è più preziosa dell’oro) è inevitabilmente confusa perché, spiegano alla Protezione civile, «manca la lista di partenza».

460 scosse registrate e tre «sciacalli» arrestati. In questo periodo estivo – e tanto più con l’approssimarsi della manifestazione dedicata alla pastasciutta che ha resto Amatrice famosa nel mondo – l’esigua popolazione della zona si moltiplica e quindi il confronto non può essere compiuto con i residenti. I feriti ricoverati in ospedale sono 274, ma il totale è sicuramente molto più elevato. Gli sfollati si aggirano intorno ai 2.500, di cui 1.500 sul versante marchigiano. Le tende arrivate con i soccorsi dovrebbero essere in numero sufficiente, anche perché chi può si è rifugiato presso parenti e amici. Pur essendo agosto, le località colpite sono in montagna (Amatrice è quasi a 1.000 metri sul livello del mare) e fa freddo, soprattutto nelle ore notturne, quindi il problema degli alloggi di emergenza è pressante. La notte trascorsa, la prima dopo quella del sisma, è stata accompagnata da continue scosse, come avevano annunciato gli esperti. Alle 5,17 la magnitudo ha toccato quota 4.5.

Dall’inizio dello sciame sismico fino alle 7 di oggi sono state registrate 460 scosse, di cui due superiori alla magnitudo 5, compresa quella devastante delle 3.36 della notte fra martedì e mercoledì, che è arrivata a 6.0. Come se non bastasse, sono comparsi anche gli «sciacalli». Tre sono stati arrestati nella zona di Amatrice, ma arrivano segnalazioni anche dal versante di Arquata, in particolare dalla frazione di Pescara del Tronto che è la più devastata.

La generosità dei soccorsi. Ma oltre ai numeri della tragedia ci sono i numeri della solidarietà, che sin dai primi momenti è stata commovente per generosità e tempestività. Attualmente la Protezione civile calcola che siano attive nelle zone terremotate 5.400 persone, di cui 1.060 vigili del fuoco, un migliaio di uomini delle forze dell’ordine e circa 3.000 volontari appartenenti a varie organizzazioni o anche semplici cittadini. C’è chi porta soprattutto il proprio cuore, ma la maggioranza oltre al cuore può mettere in campo anche l’esperienza acquisita. I primi a mobilitarsi sono quelli che arrivano da località colpite nel passato da analoghe sciagure. E sarebbe ora che dal passato oltre all’esperienza dei volontari si ricavasse anche la volontà di operare sul fronte della prevenzione. Prevedere non si può, prevenire sì, ripetono i sismologi. Il tema è già fortemente presente nel dibattitto pubblico, ma questo è ancora il momento delle lacrime e del dolore. Verrà però presto il tempo in cui il tema andrà finalmente affrontato con concretezza.

L’impegno della Chiesa italiana. Sul fronte della solidarietà la Chiesa e le comunità cristiane sono come sempre in prima linea. Li abbiamo i visti i parroci dei luoghi colpiti e di quelli limitrofi presenti tra la macerie, uomini tra gli uomini eppure punti di riferimento senza schemi e bandiere. Con loro, da Rieti e Ascoli, i vescovi di quelle diocesi, monsignor Domenico Pompili e monsignor Giovanni D’Ercole. E poi la rete delle Caritas, radicate nei territori ma pronte a coordinarsi sia per l’emergenza che per il dopo. Ricordiamo pure il primo stanziamento di un milione di euro deciso immediatamente dalla Cei che poi ha indetto per domenica 18 settembre una colletta in tutte le parrocchie d’Italia. A caldo, a poche ore dalla tragedia, le parole e la commozione del Papa avevano espresso a nome di tutti quello che c’è nell’animo di ogni credente.

La mobilitazione delle istituzioni. Segnali positivi arrivano, almeno per ora, anche dalle istituzioni e dalla politica. La voce del presidente della Repubblica si è levata con autorevolezza a dare il «la» al percorso da seguire. «È un momento di dolore e di comune responsabilità», ha detto tra l’altro Mattarella. La speranza è che almeno davanti alla tragedia che ha colpito il cuore dell’Italia la coesione e la collaborazione riescano a prevalere sui conflitti e le polemiche. La presidente della Camera, Laura Boldrini, ieri è stata ad Arquata, mentre ad Amatrice è giunto il presidente del Consiglio, con il ministro delle Infrastrutture, Graziano Del Rio, e con il capo della Protezione civile. Renzi ha presieduto un vertice a Rieti e ha convocato per oggi alle 18 il Consiglio dei ministri per prendere le prime decisioni operative. Si stanno valutando forme di esenzione fiscale e contributive per le aree colpite e uno stanziamento nell’ordine dei 234 milioni dal fondo per le emergenze nazionali, ma sarà sicuramente coinvolto anche il fondo di solidarietà europeo, dedicato proprio a queste situazioni e attivato da Bruxelles entro 12 settimane dal disastro. Il premier ha preso impegni forti con le popolazioni colpite. E almeno in questo caso tutti dovrebbero sperare che siano mantenuti.