Italia

Terremoto: mons. Brugnaro (Camerino-San Severino), «qui danni superiori al 1997»

Una sessantina le chiese danneggiate in diocesi, comprese «molte che vennero ristrutturate dopo il terremoto del 1997, come S. Maria in Via e la chiesa principale di San Ginesio». Un dato che fa riflettere, ammette il vescovo. «Senza fare la caccia alle streghe – afferma – è però vero che certamente qualcosa non è stato fatto a regola d’arte».

«Tutte le chiese dovranno rimanere chiuse al culto finché non verranno effettuati tutti gli opportuni controlli a livello di agibilità da parte dei Comuni e delle autorità preposte», è l’ordine che il vescovo ha diramato subito dopo il terremoto del 24 agosto. Al momento risultano danni gravissimi a Camerino (dove tutte le chiese principali sono gravemente danneggiate e inagibili), San Ginesio, Castelsantangelo sul Nera, Ussita, Visso, Caldarola, Sarnano, Macereto, Castello di Lanciano di Castelraimondo, San Severino Marche. Danni pure a diverse case religiose – uno fra tanti, il monastero delle benedettine a Castelsantangelo sul Nera è stato evacuato – e ai cinque musei diocesani: quello di Visso, dove è custodita una delle due copie autografe de «L’Infinito» di Giacomo Leopardi, «è minacciato» dal pericolo di crollo del massiccio campanile a vela della chiesa di Sant’Agostino, che lo ospita.

In paesi come Ussita, Castelsantangelo sul Nera, Bolognola e Fiastra, inoltre, «ci sono case pericolanti e la protezione civile ha costituito piccole tendopoli per gli abitanti». Il vescovo giudica «grave» la situazione anche per le ripercussioni sul turismo, di cui vivono tanti piccoli paesi. «Visso, ad esempio, in queste settimane era pieno di gente. Ebbene, il giorno dopo il sisma qui sembrava pieno inverno. E, finché il patrimonio artistico non sarà messo in sicurezza, la gente non tornerà».

Cosa fare ora? La diocesi e la Conferenza episcopale marchigiana si sono già attivate per mappare la situazione e fare la conta dei danni. «Serve un inventario rigoroso – spiega monsignor Brugnaro – seguendo tre criteri: dapprima rilevare la pericolosità per la sussistenza del bene, dando priorità alle strutture che servono per la pastorale, come le chiese parrocchiali; poi esaminare il contenuto interno della struttura architettonica, per preservare le opere d’arte; in terzo luogo prestare attenzione al riavvio della vita civile».