Italia

VOLONTARIATO, LA MISERICORDIA DI PONTREMOLI FESTEGGIA 750 ANNI

Festeggia i settecentocinquanta anni di fondazione la «Venerabile Confraternita di Misericordia» di Pontremoli. Un traguardo invidiabile per un’associazione di volontariato che, da secoli, testimonia quei valori umani e cristiani del concreto operare, che sono a fondamento della parte più genuina della nostra bella Italia. Tra più antiche istituzioni della città di Pontremoli, la «Misericordia», svolge, ancora oggi, una preziosa e, per certi versi, insostituibile, attività in alcuni settori della vita sociale. Oltre ad occuparsi delle emergenze del 118 e dei trasporti ordinari, aiutando malati ed anziani, da qualche tempo, è impegnata nello «scuolabus» per i bambini delle materne e assiste regolarmente alle partite di calcio e alle gare ciclistiche, coniugando l’antico con il moderno, la tradizione con le necessità del presente. Se dalla Misericordia, in passato, erano venuti gli stimoli per allargare il campo del volontariato alla donazione del sangue, degli organi e del midollo, recentemente è stato attivato anche uno sportello antiusura. La capillare presenza nei vari ambiti sociali è resa possibile dal lavoro dei volontari. Come ha rilevato Claudio Tarantola, priore della Confraternita, riconfermato in carica nell’ultima assemblea dei soci, «i tempi e le nuove emergenze ci dicono che il ruolo del volontariato non può venire meno». Ed è questa la forza, il cuore pulsante, della Confraternita pontremolese che è attiva dal Medioevo e precisamente dal 1262 dopo che vennero fondate quella di Firenze (1244) e quella di Siena (1250). Dall’alto dei suoi sette secoli e mezzo di vita, può vantare un «curriculum» che è vero e proprio «esempio di forma attiva di partecipazione alla vita della comunità». Le sue origini affondano le radici nel medioevo, quando si chiamava «Confraternita dei disciplinati di San Lorenzo». È solo partire dal Cinquecento, che viene anche denominata «misericordia», la cui primaria funzione riconosciuta è di assistere, consolare e accompagnare al patibolo i condannati a morte, «compito in cui i confratelli si dimostravano – a detta della gente – molto diligenti e pii». Intono alla prima metà del Settecento, la Compagnia, formata da uomini e donne, era composta di circa 700 fratelli «dediti a varie opere, come distribuire il pane ai poveri, assistere i giustiziati e recitare l’officio divino in occasione di tutte le feste». Pietro Leopoldo nel 1785 ne decretò la soppressione, ma nel 1791 venne ripristinata e pochi anni dopo, nel 1805 fu affiliata all’arciconfraternita di Firenze. Da allora aggiunse agli antichi servizi quello di soccorrere infortunati ed ammalati trasportandoli all’Ospedale locale. Nel XIX secolo la confraternita si distinse per l’opera offerta durante l’incalzare di alcune pestilenze, come il tifo e il vaiolo, al punto che nel 1888 il Segretario di Stato degli Affari dell’Interno onorevole Crispi, concesse la medaglia d’argento «per l’attività svolta durante l’epidemia colerica del 1885 nella provincia di Massa Carrara». Altre medaglie e riconoscimenti, furono attribuiti, soprattutto nell’ultimo secolo, a seguito dell’aiuto prestato in occasione di eventi calamitosi come il terremoto del 1920 e le due guerre mondiali. (Renato Bruschi)