Lettere in redazione

Benedizione solo su richiesta

Una famiglia di una parrocchia di Firenze ha ricevuto un biglietto da parte del nuovo parroco, che annunziava la sua visita per il giorno seguente, tra le 19 e le 21 per la benedizione della casa. Lo hanno atteso con gioia e trepidazione perché da vari anni il vecchio parroco non portava più l’acqua santa. Purtroppo nessuno ha suonato il campanello quella sera e la risposta data ad una telefonata del giorno dopo è stata che le molteplici occupazioni non permettono la benedizione delle case, altro che dopo richiesta. Può essere una risposta giusta secondo i moderni criteri ma non lamentiamoci allora se la gente si allontana dalla Chiesa e dichiara di credere in Dio e non nei suoi ministri.Lettera firmataFirenze Penso che l’episodio riferito dalla nostra lettrice nasca da un equivoco. Probabilmente quello che il parroco aveva scritto nel biglietto era appunto la sua disponibilità a compiere una visita alla famiglia, previo accordo. Altrimenti non si spiegherebbe la risposta telefonica successiva. Ma lasciamo da parte il caso specifico, sul quale possiamo dire ben poco: il problema è comunque serio e richiederebbe una riflessione approfondita. Da parte dei fedeli occorre superare l’idea – frutto di una catechesi sbagliata condotta in passato – che si tratti di una sorta di «rito» per tener lontano dalle case disgrazie e malanni e che i parroci sarebbero «obbligati» a compiere. Dovrebbe essere invece – come oggi giustamente si dice – un incontro di preghiera e di amicizia tra il parroco e le famiglie, da realizzarsi nel periodo pasquale. Niente a che vedere con un po’ d’acqua santa spruzzata sui muri di casa! Proprio per questo, specie nei grandi agglomerati urbani (nei piccoli centri è già diverso), si dimostra ormai inadeguata la tradizionale organizzazione della benedezione alle famiglie, perché – a parte le crescenti difficoltà per i parroci a coprire territori sempre più vasti – nella migliore delle ipotesi si riesce a incontrare solo il dieci o venti per cento delle famiglie. Così in molte parrocchie il parroco preferisce rinunciare a questi «giri», dando piuttosto la sua disponibilità ad incontrare su appuntamento le famiglie che lo richiedano. È certamente un modo per utilizzare al meglio il tempo e rendere proficui gli incontri. Peccato però che così facendo si rischia di raggiungere solo quelle famiglie che già sono pienamente partecipi alla vita della parrocchia. Claudio Turrini