Lettere in redazione

Cossiga e la sordina alle critiche a Berlusconi

Su Internet gira la notizia che, dopo i rimproveri della stampa cattolica («Avvenire», «Famiglia cristiana»), Gianni Letta si sarebbe attivato con successo presso il Vaticano per ottenere che venga messa la sordina alle critiche a Berlusconi per il suo spregiudicato comportamento. E pare che Cossiga abbia commentato la cosa in questi termini: «alla Chiesa molto importa dei comportamenti privati; ma tra un devoto monogamo che contesta certe sue direttive e uno sciupafemmine che invece dà una mano concreta, la Chiesa dice bravo allo sciupafemmine».

Ebbene: è chieder troppo, sperare che chi di dovere smentisca categoricamente queste voci, e che censuri l’inqualificabile presidente emerito (cattolico!) della Repubblica?

Francesco MichelazzoFirenze Lo spettacolo della signora LarioNon ho simpatia per Berlusconi, ma credo che la signora Lario non abbia le carte in regola per dare lezioni di moralità a suo marito.

Senza considerare il suo passato giovanile di «velina» non ha mai cessato di fare spettacolo; basta ricordare la «confessione» durante la campagna referendaria sulla fecondazione assistita, di aver abortito al sesto mese di gestazione per terminare con l’annuncio esclusivo ai giornali della sua volontà di divorziare. Da che pulpito viene la predica!

Kenny FabbriFirenze

Metto insieme queste due lettere che toccano temi diversi, ma a partire dallo stesso episodio: le vicende familiari della coppia Silvio Berlusconi- Miriam Raffaella Bartolini (meglio conosciuta con lo pseudonimo di Veronica Lario). I due – forse è bene ricordarlo, senza dar troppo per scontato – si sono sposati civilmente (Berlusconi aveva divorziato nel 1985 dalla prima moglie) il 15 dicembre 1990, dopo qualche anno di convivenza, seguito alla nascita della prima figlia, Barbara, dopo la quale sono arrivati altri due figli: Eleonora (1986) e Luigi (1988).

Dico subito che queste vicende private familiari non mi appassionano. Né mi sembra molto utile stabilire i motivi per cui la 18enne napoletana Noemi Letizia chiami «papi» il presidente del consiglio. Argomento che ha occupato per giorni intere paginate sui principali quotidiani italiani e anche esteri. Certo, capisco che quando si tratta di un personaggio così importante e centrale per la vita politica di un Paese, anche le vicende private smettono di essere «totalmente» private. E, del resto, la stessa Veronica Lario ha scelto di dare rilievo pubblico (a partire dal comunicato dettato all’Ansa) alla sua decisione di chiedere il divorzio. Ma non credo che il «punto» sia stabilire, magari guardando al suo (modesto) passato di attrice, se la signora Lario abbia le carte in regola «per fare prediche» al marito. Come mi sembra offensivo per l’intelligenza degli italiani voler far credere che la loro crisi matrimoniale derivi da false notizie messe in giro da «cattiva stampa» al soldo dell’opposizione.

Come ha scritto giustamente il quotidiano «Avvenire», nell’editoriale di Rossana Sisti del 5 maggio scorso – richiamando tutti i protagonisti della vicenda ad una maggiore «sobrietà» – «la politica e lo spettacolo, in un abbraccio mortifero, hanno dato nell’occasione il peggio di sè». Per quanto riguarda le parole attribuite a Francesco Cossiga non le trovo sorprendenti. L’ex presidente della Repubblica ci ha abituato a provocazioni e giudizi ben sopra le righe. E che spesso – dobbiamo ammetterlo –  hanno anche un fondo di verità, magari scomoda. Perché è vero che l’agire di un politico si misura principalmente in base al suo contributo al bene comune, piuttosto che ai suoi comportamenti nella sfera privata (che pure incideranno nel giudizio che se ne fa l’elettore).

Claudio Turrini