Lettere in redazione

Costruire case invece che linee Tav

Da molte parti si sta affermando che la costruzione della Tav è un atto di modernità. Questa è costruita con circa il 70% dei contributi dello Stato, quindi di noi cittadini, almeno di quelli che pagano regolarmente le tasse, e del 30% di imprese private che spero in regola. Leggo su un giornale che in Toscana ci sono 20 mila sfratti di cui ogni giorno 20 esecutivi. Questo è un atto di modernità o di inciviltà? Non comprendo per quale motivo le mie tasse non vadano per costruire nuovi alloggi invece di treni ad alta velocità. La casa è più importante del lavoro. Tutti speculano sulla casa, non comprendendo che questa è una delle cose fondanti la vita dell’uomo, di cui non si può fare a meno. Senza televisione, senza auto e senza Tav, l’uomo può vivere ugualmente.

Lo Stato si deve far carico dell’emergenza casa, costruendo case, così abbatte la speculazione del caro casa e del caro affitti che superano ormai uno stipendio medio di un lavoratore.Roberto LombardoFirenzeSulla drammaticità dell’emergenza abitativa sono completamente d’accordo. Ormai sono decenni che lo Stato ha abbassato la guardia su questo fronte, diminuendo le risorse per alleviare i disagi alle categorie più deboli e gli investimenti per costruire nuove case popolari. Ma non credo che sia giusto contrapporre le politiche per la casa all’alta velocità ferroviaria, quasi che lo scegliere l’una significhi necessariamente affossare l’altra. Trovo ad esempio più convincente l’obiezione di chi sottolinea come da un lato si investano risorse ingenti per costruire nuove linee veloci e dall’altra si tagli invece sulla manutenzione, sulla sicurezza e sul confort dei convogli. Con il paradosso che per andare da Bologna a Firenze ci metteremo meno di mezz’ora, ma per spostarsi tra Firenze e Grosseto continueremo ad impiegarne tre (sei volte tanto!). Il nostro paese ha accumulato gravi ritardi nello sviluppo del trasporto su ferro, privilegiando per decenni in modo assurdo e dissennato quello su gomma. Pensi che abbiamo ancora 5.420 chilometri (il 33% della rete) di tratte non solo a binario unico ma nemmeno elettrificate. Le conseguenze le può vedere chiunque si affacci su una qualunque strada di grande scorrimento, intasata dai tir, o giri per le nostre città. Essere per il potenziamento del trasporto pubblico, e in particolare di quello ferroviario, non vuol dire però accettare a scatola chiusa tutto quello che viene fatto in questo settore. Anche qui in Toscana abbiamo visto come l’Alta velocità sia stata gestita con molta approssimazione dal punto di vista dell’impatto ambientale, pensando forse più al business dei lavori che a far crescere con queste opere il livello complessivo dell’offerta del servizio ferroviario.Claudio Turrini