Lettere in redazione

Irc e insegnamento di religione islamica

Dopo la proposta di un eventuale insegnamento della religione islamica nelle scuole, qualcuno propone lo studio di tutte le religioni. Mi domando se dietro tale proposta non ci sia un velato proposito di emarginare l’ora di religione cattolica. Forse non tutti sanno che già adesso gli insegnanti di religione espongono i fondamenti di tutte le religioni monoteiste ed altre, per consentire agli studenti di conoscere il mondo che li circonda anche se, per ragioni storiche e culturali, si dà maggior rilievo al Cristianesimo.

A suo tempo fu proposto, in alternativa all’ora di religione cattolica, la storia delle religioni, ma dopo una attenta valutazione questa ipotesi fu scartata proprio da alcuni laici, i quali temevano che una esposizione approfondita degli aspetti più controversi del Corano per esempio, potesse causare ostilità nei confronti dei musulmani.

D’altra parte, l’eventuale abolizione dell’ora di religione cattolica, scelta volontariamente dal 91% degli studenti, renderebbe più difficile comprendere la letteratura, l’arte e la storia del nostro paese.

Carlo A. Innocenti

L’insegnamento religioso è previsto praticamente in tutta Europa, anche nei paesi ex-comunisti, come Polonia e Slovacchia, e spesso è regolato da Concordati o da «Intese» tra lo Stato e le autorità religiose. Recentemente è stato introdotto anche in Russia. Ma da paese a paese le modalità sono anche molto diverse. Quasi sempre, però, gli insegnanti sono indicati dalle autorità ecclesiastiche (o hanno l’«idoneità»), e retribuiti dallo Stato. Spesso, come avviene in Polonia o in Belgio, vi è la possibilità di scegliere tra l’insegnamento di varie confessioni o fedi (compresi Islam e Ebraismo). In qualche caso, come in Svezia e in Danimarca, l’insegnamento è aconfessionale e impartito da insegnanti scelti dallo stato. In altri, come la Germania, per chi non lo frequenta, sono previsti corsi di etica o di filosofia.

In Italia è stato introdotto con il Concordato del 1929 e confermato nella revisione del 1984 (seppur non più obbligatorio). Le sue modalità sono quelle previste dall’Intesa fra Cei e ministro della Pubblica Istruzione (1985 e 1990), integrata più volte. Non si tratta di un insegnamento confessionale, anche se impartito da docenti riconosciuti «idonei» dalla Chiesa cattolica. «L’Irc – si legge nella Nota Cei “Insegnare religione cattolica oggi”, del 19 maggio 1991 – non presenta una storia delle religioni né offre una cultura religiosa generica, ma la conoscenza di una specifica religione concreta: quella cattolica, e in particolare nella sua rilevanza culturale e storica nel nostro Paese». È quindi qualcosa di ben diverso dall’insegnamento catechetico, che la Chiesa continua a svolgere nelle sue strutture parrocchiali, ma anche da una semplice «storia delle religioni».

È proprio per queste sue caratteristiche, tipiche dell’Italia, che penso sarebbe un errore affiancare all’Irc esistente, quello di altre fedi, come l’islamica o l’ebraica. A parte la difficoltà oggettiva ad individuare chi possa essere autorizzato ad insegnare cultura religiosa islamica, opteremmo per una «confessionalità» che non favorisce né l’integrazione e la conoscenza reciproca, né la comprensione della storia e della cultura del Paese. Certo, detto questo, rimane il paradosso di un Irc con le caratteristiche che dicevamo sopra e che poi è penalizzato dall’alternativa

Claudio Turrini del «nulla».