Lettere in redazione

Legge elettorale: primarie per legge

La proposta di riforma elettorale in discussione è migliore del Porcellum perché, consegnando a noi elettori il diritto a indicare chi debba governare e chi debba stare all’opposizione, scongiura il rischio di larghe intese o di strane alleanze. Però ritengo che, per meglio garantire la governabilità, sarebbe meglio alzare al 40%, invece del 35% proposto, il tetto al di sopra del quale scatta il premio che consente alla coalizione o al partito che ha ottenuto il quorum di avere il 51 per cento dei seggi e quindi di governare. Si obietta che la riforma in discussione, inoltre, non prevede le preferenze. Però, a mio parere, questo ostacolo potrebbe essere superato introducendo le primarie per legge all’interno dei partiti, un po’ come accade negli Stati Uniti per la scelta dei candidati alla presidenza.

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Al momento di andare in stampa non sappiamo ancora quale sia l’articolato preciso della riforma elettorale scaturita dall’accordo Renzi-Berlusconi. Solo quando vi sarà stata l’approvazione alla Camera si potrà discutere con più precisione di soglie di sbarramento o di premi di maggioranza. Per un commento complessivo rimandiamo all’editoriale di Romanello Cantini su questo stesso numero. Le osservazioni del lettore sono comunque condivisibili. Un premio del 18% che scatta al raggiungimento del 35% dei voti mi sembra eccessivo. E tener fuori dal Parlamento tutte le formazioni che non raggiungono l’8% dei consensi, è pericoloso per la vita democratica del Paese. Va bene favorire la «governabilità», ma senza mortificare le diverse culture politiche. Sia Renzi che Berlusconi vanno ripetendo che la riforma va presa così com’è, pena il rischio di far saltare tutto e di andare subito al voto con la normativa rimasta in vigore dopo la sentenza della Corte costituzionale. Ma credo che questo serva solo come richiamo al senso di responsabilità dei parlamentari dei tre partiti che hanno sottoscritto l’accordo (Pd, Forza Italia e Nuovo centro destra). Come dire: se cambiamenti vogliamo farli, dobbiamo trovare il preventivo accordo di tutti. Inutile e improduttivo presentare emendamenti sui quali cercare il consenso delle altre forze.

C’è chi si è scandalizzato per una riforma elettorale che nasce al di fuori del Parlamento. Ma chi ne contesta il metodo si dimentica che la stessa Corte costituzionale ha deplorato l’«inerzia» delle Camere su questo tema. E anche i governi devono ottenere la fiducia delle Camere, ma nascono di solito nelle segreterie dei partiti. Certo, sarebbe stato preferibile che anche il Movimento 5 Stelle, ormai terza forza sulla scena politica nazionale, fosse stato coinvolto. Ma il suo leader – anche lui fuori dal Parlamento, come Renzi e Berlusconi – si è subito dichiarato indisponibile a qualsiasi accordo.

Quanto alle preferenze, noi di Toscana Oggi abbiamo sempre criticato il «Porcellum» e quella legge elettorale toscana che ne costituì il modello. È inaccettabile che le segreterie dei partiti determinino in partenza – con margini di errore bassissimi – tutti gli eletti. Qui in Toscana lo abbiamo dimostrato più volte (vedi «Il Seggiolotto»): il giorno prima delle elezioni era possibile fare nome e cognome del 95% dei futuri eletti in Consiglio regionale. A quel punto a cosa serve votare? Anche se avremmo preferito che il meccanismo della preferenza fosse stato ripristinato, non è questo il vero discrimine per la nuova legge. Alle Europee, ad esempio, si vota con il proporzionale puro e con le preferenze, ma con collegi talmente estesi che nei grandi partiti solo chi è già famoso o può contare su un apparato che gli procura tanti consensi può sperare di farcela. E alle Provinciali abbiamo sempre votato senza preferenza e nessuno si è mai scandalizzato. È anche comico veder fare le barricate in difesa delle preferenze da chi fino a ieri si diceva contrario e nulla ha mai fatto per reintrodurle. Sembra solo un pretesto per mettere i bastoni tra le ruote a Renzi. Quello che è importante è che si ristabilisca un legame forte tra eletto ed elettori. Quanto alle primarie vedo difficile imporle per legge. Possono essere utili ma da sole non risolvono il problema.

Claudio Turrini